Calcio, altro acquirente per il Lecco. Incontro con Di Nunno e Gattinoni

Arriverà in città un imprenditore campano. E intanto il sindaco ricorda: «Aiutiamo il club con una convenzione»

Il Comune di Lecco dopo la “sparata” del patron Paolo Di Nunno («non verserò la fidejussione»), si muove. Domani alle 10 Di Nunno incontrerà un imprenditore campano, che arriverà in mattinata e se ne andrà all’ora di pranzo. Prima incontrerà il patron poi, per cortesia, il sindaco Mauro Gattinoni.

Che ammette: «Di Nunno mi aveva chiamato già lunedì mattina per la questione fidejussione. Mi ha chiesto di farla io, come sindaco, ma tecnicamente il Comune non potrebbe mai avallare una fidejussione calcistica. Serve un imprenditore con le spalle grosse, anche se non deve sborsare soldi ma dare garanzie patrimoniali pari a 350mila euro. Di Nunno, però, ha ribadito che tutte le altre carte sono pronte, anche se, senza la fidejussione, non varrebbero nulla perché la fidejussione è condizione indispensabile all’iscrizione».

Davvero sfugge a ogni comprensione il perché un imprenditore campano debba arrivare a fare il “salvatore della patria” a Lecco. Infatti anche il sindaco non ci conta troppo: «Potrebbe essere una cosa che va in porto, oppure rivelarsi una boutade. Ma è doveroso non lasciare nulla d’intentato». Proviamo a stuzzicare il primo cittadino sul fatto che il Comune non abbia fatto nulla per aiutare Di Nunno, in precedenza. «La relazione tra il Comune e la società Calcio Lecco è retta da una convenzione. È l’unico atto che regge i rapporti tra le parti. Se non ci sono le condizioni per modificarla, quella resta. Vale 50mila euro all’anno in termini di risparmio al Lecco che non sta pagando l’affitto dello stadio fino ad arrivare a pareggio del costo sostenuto da Di Nunno per il rifacimento del manto in sintetico. Quando sarà finita la convenzione, nel 2030, sarà consumato e da rifare, per cui per il gestore è un’operazione a costo zero. Il Lecco ha anticipato i 600mila euro, ma è un’operazione a somma zero».

Anche Aniello Aliberti ha accusato il Comune di non fare nulla per il Lecco. Tanto che ha dichiarato «Gattinoni pensa solo al Teatro (della società)». Il primo cittadino reagisce così: «Il calcio professionistico è un costo. O chi arriva ha una gran passione per farlo funzionare e mette del proprio, o diventa difficile. A Como costruiscono alberghi, strutture ricettive, hanno altre idee che non il solo calcio. La disponibilità che la città può dare è legata ad altri progetti: il discorso deve allargarsi non solo a via don Pozzi e al rettangolo verde. La battuta di Aliberti è particolarmente infelice perché mi aveva spiegato di voler aiutare il territorio, visto che sarà qui da un punto di vista imprenditoriale. Lui ha pensato al calcio, ma io gli ho detto che se volesse fare del bene in città ci sono tantissime associazioni e forme di volontariato, dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese al Teatro, ma a mero titolo d’esempio. Non c’è problema nel sostenere un radicamento territoriale in altre forme, se la sua azienda lo ritenesse».

Poi Gattinoni interpreta: «Tutto serve per negoziare, in questo momento. E tante dichiarazioni vanno lette in questa luce. Anche sul Bione: il debito del Lecco c’è, ed è cospicuo, trentamila euro, ma domenica scorsa non abbiamo tenuto fuori dal terreno di gioco nessun ragazzo. Gli allenamenti no, ma la partita abbiamo suggerito a InSport di farla disputare, anche perché coinvolgeva altri ragazzi e non solo la Calcio Lecco».

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