Calcio Lecco, texani allo stadio: la trattativa avanza

C’era Marco Belletti allo stadio. Ma non ha rilasciato dichiarazioni. Però le impressioni lasciate da questa visita sono state tante, tutte concordanti: forse questa è davvero la volta buona. Non basta sentire le parole del patron Paolo Leonardo Di Nunno per convincersi che con gli americani la trattativa è a una svolta.

Lui, come sempre, è provocatorio ed enigmatico: «Lo sto regalando. Neanche due milioni mi vogliono dare – risponde alla nostra domanda sull’avanzamento della trattativa – Ma che devo fare?». Insomma, il solito Di Nunno, marcato a vista, ieri, dal presidente, suo figlio Cristian, perché non dicesse una parola di troppo.

E la sensazione netta è stata che la parola di troppo fosse rivolta ai compratori americani. Lo conosciamo bene, Di Nunno: non è contento di questa cessione, vorrebbe tenersi il giocattolo, ma questa volta non ce la può fare. E così deve cedere e lo fa ai texani che ieri erano presenti con un codazzo a Belletti di circa sei-sette persone. Uno pure con il proverbiale cappello nero a falde larghe texano. Come se noi andassimo in Texas con il mandolino al collo, per intenderci. Ma ci sta. La nouvelle vague è qui.

Probabilmente anche degli italo-americani nella cordata se è vero che i componenti dello staff (o del fondo sportivo) di Marco Belletti, sono stati apostrofati da Di Nunno così: «Ma tu non parli italiano? Non sei veneto? Ma solo americano parli?” e altre amenità del genere. Insomma, sabato pomeriggio varia umanità nella sala stampa-porto di mare del Rigamonti-Ceppi. Con un inedito fuori programma: Di Nunno invitato dalla stampa a sedersi e a dire qualcosa tace. Una notizia. E quando arriva Malgrati che racconta le proprie verità sulla partita e la stagione, il silenzio del patron permane. Un qualcosa di mai visto, senza nessuna ironia. È il segnale più evidente che stia passando la mano. Che del Lecco, come spesso ha detto ma senza riempire la frase di vero significato, “non me ne frega più niente». Insomma, ci siamo. Il problema è che Di Nunno è un giocatore d’azzardo. Un imprenditore che sa il fatto suo. Una persona estremamente intelligente, dietro quell’apparenza folcloristica ed esagerata che è l’unica cosa che filtra da interviste e video in rete.

Se si convince che gli americani il Lecco lo vogliono fortemente, azzannerà la preda. Ovvero cercherà di spremergli il più possibile. È un conoscitore dell’animo umano e delle sue debolezze. Certo, Belletti e gli americani non sono certo degli sprovveduti, ma la trattativa è sul finale e pertanto più a rischio che in altri momenti. È sul filo del rasoio. Ma occorre la cessione, a un investitore serio, perché è sempre più evidente l’aria di “sbaraccamento” al Rigamonti-Ceppi.

Sabato dopo la partita sono arrivati Malgrati e Sersanti, ma l’aria che si respirava era di “facciamo in fretta”. E dopo che i due hanno finito di parlare, nessuno si è più visto. Il Lecco è sempre più solo in questo finale che lo condannerà alla serie C. E, come chiedono i tifosi, bisogna cambiare l’aria. Aprire le finestre e far entrare un’aria nuova, di rinnovamento e di speranza per questi colori che, anche sabato, hanno fatto trepidare tanti cuori blucelesti.

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