Basket
Mercoledì 30 Ottobre 2019
Tortu: «Io gran difensore
ma non facevo mai canestro»
Il recordman italiano dei 100 metri piani con 9”99 ha assistito domenica a Desio alla sfida tra Cantù e Sassari.
L’essere umano più veloce mai nato in Italia era domenica al PalaBancoDesio ad assistere alla partita del campionato di serie A di basket tra Acqua San Bernardo e Banco di Sardegna Sassari.
L’unico italiano della storia a essere sceso sotto il muro dei 10 secondi nei 100 metri piani è stato infatti l’ospite d’onore della sfida tra brianzoli e sardi.
E non è stata affatto una casualità poiché Filippo Tortu ha le radici paterne che affondano in Sardegna mentre quelle materne sono state poste in terra di Brianza, a Carate per la precisione.
Dica la verità, per chi ha fatto il tifo?
«Da ragazzino la mia squadra preferita in assoluto era Cantù, pur non essendone mai stato un autentico tifoso. In questi ultimi anni, invece, devo riconoscere di aver preso molto in simpatia Sassari. Diciamo che non sono dispiaciuto del successo della Dinamo a Desio... Ma vorrei che Cantù tornasse a vincere già dalla prossima partita».
È appassionato di basket?
«Certo, mi piace molto e lo seguo abbastanza. L’ho praticato per sei anni dai 7 ai 13 a Carate Brianza. Soprattutto, però, mio zio Nicola Foschini ha giocato in serie A con la maglia di Cantù (nella seconda metà degli anni ’90, ndr) e mio cugino Federico ha fatto tutte le giovanili con il Pgc. Nei miei primi due anni delle superiori andavo spesso con loro al Pianella a seguire le partita della squadra canturina».
Un metro e ottantotto d’altezza, due gambe esplosive e una velocità clamorosa: lei sarebbe il perfetto interprete del gioco veloce e in contropiede che coach Pancotto chiede alla sua squadra...
«Quando giocavo ero molto bravo a rubar palla e, atleticamente parlando, già molto forte. Forse sarei potuto diventare un ottimo difensore giocando come guardia anche se il canestro lo vedevo poco. Certo, il contropiede sarebbe stato il mio pezzo forte, ma poi avrei dovuto scaricare palla a un compagno perché altrimenti non avrei avuto la capacità di metterla dentro...».
L’intervista integrale sulla Provincia di mercoledì 30 ottobre
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