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Venerdì 12 Dicembre 2014
«Antonio Salieri
né eroe né dannato
ma ricco di pulsioni»
Intervista a Tullio Solenghi, Salieri in “Amadeus” di Peter Shaffer - sabato sera al Sociale nell’allestimento prodotto da Compagnia Gank - Stabile di Genova per la regia di Alberto Giusta
Antonio Salieri, compositore italiano e maestro di cappella alla corte asburgica negli anni in cui si manifestava il genio musicale di Wolfgang Amadeus Mozart, è una figura storica di un certo rilievo.Ma è anche e soprattutto un personaggio, un’invenzione nata dalla penna di Aleksandr Sergeevič Puškin nell’atto unico “Mozart e Salieri”, ripreso da Peter Shaffer per il suo “Amadeus” (1978) diventato molto popolare grazie al film diretto dal cecoslovacco Milos Forman (1984), vincitore di otto statuette all’Academy Award.
Invidia e rabbia, senso d’impotenza e gelosia sono i sentimenti dominanti del personaggio, la cui fama viene oscurata da un ragazzo maleducato e arrogante ma assolutamente geniale. Cosa che Salieri riconosce immediatamente. Sa di essere al cospetto di un genio, misura la propria distanza da lui, ne soffre e prende coscienza della propria mediocrità.
Come si affronta a teatro un simile personaggio, né eroe né dannato. Lo chiediamo a Tullio Solenghi, Salieri in “Amadeus” di Peter Shaffer - stasera al Sociale nell’allestimento prodotto da Compagnia Gank - Stabile di Genova per la regia di Alberto Giusta -, in treno verso Torino per una replica.
«Nel testo il personaggio - dice Solenghi - ha molte sfaccettature, è negativo ma non monolitico, di sicuro è complesso e ricco di pulsioni diverse nella sua relazione con Mozart. C’è anche una componente ironica, che è nelle mie corde. Né eroe né dannato
ma ricco di pulsioni».
L’intera intervista su La Provincia di Lecco di sabato 13 dicembre
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