Trofeo Vanoni, 67 anni e non sentirli

Trofeo Vanoni, 67 anni e non sentirli. Il meteo decisamente autunnale e una falsa partenza della gara assoluta maschile dovuta a una incomprensione tra giudici, cronometristi e speaker non sono riusciti a rovinare la grande festa di fine stagione della corsa in montagna.

Per la super classica della Città del Bitto, andata in scena con oltre 1000 atleti tra gare giovanili ed assolute è già tempo di bilanci: «Il nostro evento richiede mesi di preparazione che culminano nella settimana della gara in una quantità di attività da svolgere: la preparazione del percorso e dei pacchi gara, la gestione delle iscrizioni e degli atleti stranieri, la comunicazione e la conferenza stampa, l’assegnazione dei compiti a tutti i volontari coinvolti e l’allestimento della zona partenza e arrivo – ha esordito il presidente dei Diavoli Rossi Giovanni Ruffoni -. Finita la parte agonistica, dopo le premiazioni, resta comunque ancora tanto da fare: smantellare la zona partenza/arrivo e la segreteria, ripulire il percorso e, ovviamente, fare un bilancio di come sono andate le cose».

Focalizzando l’attenzione sulla giornata di domenica, ha continuato: «Ritengo che sia stata la miglior edizione di sempre dal punto di vista sia sportivo sia organizzativo. Numeri importanti, livello della gara altissimo, moltissime persone sul percorso o che hanno seguito la diretta TV e streaming». Entusiasti gli atleti, dai vincitori agli stranieri, che non hanno mancato di complimentarsi con gli organizzatori.

«Non siamo delusi del secondo posto – ha dichiarato il coach della squadra francese Jean-Claude Louison –. Oggi i più forti erano i ragazzi del Valchiese, hanno meritato di vincere. Questo ha dato “un po’ di pepe” alla gara. Per noi è sempre un piacere venire a Morbegno, non solo per partecipare al Trofeo Vanoni, ma soprattutto per coltivare i legami di amicizia nati grazie a Gianpietro Bottà». Entusiasti anche gli inglesi, per la prima volta al Vanoni con una rappresentativa federale ufficiale, con 2 squadre maschili e 3 femminili, tutte composte da atleti under 23.

«E’ stato bellissimo – un’entusiasta Sarah Tunstall team manager dell’Inghilterra –. La gara a staffetta è particolare e raramente si ha la possibilità di correre con questa formula. I ragazzi si sono comportati molto bene e hanno dato il massimo. Siamo sbalorditi dall’accoglienza e dal calore del pubblico. Correre sentendo gridare il proprio nome perché i tifosi hanno l’ordine di partenza stampato in mano non succede nelle altre gare». Anche il Messico, alla sua prima partecipazione in cui ha ottenuto il 4° posto a livello femminile e il 9° a livello maschile, ha già promesso di tornare il prossimo anno e grande festa hanno fatto i Polacchi per il 5° posto tra le donne.

«Il risultato più bello di questo Trofeo Vanoni, che è il frutto di tanti anni di lavoro e passione, è vedere il grande coinvolgimento di tutta la Comunità di Morbegno, in un evento sportivo che travalica i confini e concretizza il messaggio di fratellanza tra i popoli. Forse qualcuno si chiede perché alla vigilia del Trofeo Vanoni c’è la sfilata degli atleti, la deposizione della corona al Monumento dei Caduti, la Messa. A qualcuno potrebbero sembrare cose “staccate” rispetto alla gara, cose un po’ anacronistiche. Non lo sono assolutamente, anzi ne sono la parte più bella e coinvolgente, sono il momento in cui, attraverso lo sport, gli atleti, gli spettatori, gli accompagnatori, i volontari, diventano fratelli e sorelle». così conclude, a microfoni spenti, lo speaker Cristina Speziale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA