Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 16 Marzo 2021
Zona rossa al via
Ma non si vede
Ieri mattina in città un solito lunedì con gente in giro, capannelli e bambini che giocano
«Temporaneamente chiusi fino a nuova disposizione», «Aperto solo per calzature bambino», «Speriamo di poter tornare tutti presto a sorridere» intanto «siate attenti e responsabili», e una sfilza di numeri di telefono e indirizzi mail perché se una cosa questa pandemia l’ha insegnata è quella di farsi versatili e ampliare orizzonti e possibilità.
Sono i cartelli appesi sulle porte e sulle vetrine dei negozi di Sondrio, quelli che possono continuare l’attività e quelli che invece dovranno rispettare le limitazioni da “rosso” presumibilmente fin dopo Pasqua, a dare l’idea nel nuovo cambio di colore in città, il sedicesimo in Lombardia in cinque mesi. Un incubo nell’incubo della pandemia per tanti esercenti, sempre gli stessi, fermati a singhiozzo con il variare di tonalità.
E se non fosse per quei fogli, l’inasprimento delle regole entrato in vigore da ieri con il passaggio da arancione rafforzato a rosso, a causa dell’aumentare del numero dei contagi da covid, non sarebbe immediatamente percepibile. Non girando per le vie del centro cittadino scaldate dal tepore del sole che annuncia la primavera.
Ieri mattina il capoluogo era lo stesso di sempre, del lunedì prima e di quello prima ancora, arancione o arancione rafforzato che fosse. Niente di troppo differente all’apparenza: bar aperti per il servizio di asporto, botteghe di generi alimentari a disposizione e il tran tran lento della ripresa della settimana lavorativa che rinvia al pomeriggio, nel migliore dei casi, o direttamente al martedì la riapertura degli altri negozi dopo il riposo domenicale. Quelli che oggi lasceranno le serrande abbassate, tanto per intenderci.
Gli scenari nei luoghi più frequentati della città non cambiano al mutare del colore della zona, dopo sedici cambiamenti, soltanto lo shock di un lockdown totale, senza eccezioni, potrebbe forse scuotere anime e pensieri dall’assuefazione un po’ egoista, un po’ incosciente di chi proprio non ce la fa più e non rinuncia alla passeggiata all’aria aperta, alla chiacchiera con gli amici. E dopo un anno di sacrifici diventa difficile non solo biasimare i comportamenti non esattamente corretti, ma anche farli rispettare. Posto che, a differenza di sabato mattina, quando in concomitanza con la manifestazione delle famiglie per il ritorno in classe dei bambini c’erano tre differenti presidi, ieri di pattuglie, volanti o vigili non ce n’erano proprio.
In piazza
Nella piazza Garibaldi ormai svuotata già da inizio mese dei tavolini all’aperto, a godersi il sole c’erano invece sempre gli stessi capannelli di persone, attorno alla statua dell’eroe dei due mondi il consueto piccolo nugolo di bambini per i quali scalare le sedute di pietra rimane una sfida irresistibile, qualcuno in giro in bicicletta e di passaggio veloce, con il telefono incollato all’orecchio, i pochi impiegati che non fanno smart working. In piazza Campello qualche persona in attesa fuori dall’edicola o a gustarsi il caffè nel bicchiere di carta vicino alle panchine in legno sotto l’albero. Passeggiata al sole sul lungo Mallero Diaz, in piazza Cavour i soliti furgoni a contendersi quello che dovrebbe essere uno spazio pedonale. Fotografie della solita città, insomma, in cui il rosso resta solo sullo sfondo.
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