Era il dicembre del 2013 quando l’allora sindaco di Esino, Giovanni Dell’Era, disse al Consiglio comunale che il Comune avrebbe sostenuto la candidatura del paese a diventare sede del raduno mondiale di Wikipedia. Bum! Matto? Lui e non solo. Matta pure Iolanda Pensa, radici esinesi importanti, ricercatrice alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e soprattutto collaboratrice di Wikipedia, l’enciclopedia libera nata con internet. Matto lui, matta lei? Esino dopo Hong Kong, Londra, Città del Messico. La candidatura di Esino contro quella di Manila, Filippine. Tanto più che l’anno dopo il paese è stato addirittura commissariato dal prefetto perché nessuno si era candidato alle elezioni comunali. E poi, come pensare di portare mille e passa persone in un paese piccolissimo?
Eppure è successo. Il mondo è arrivato qua. «Ci è entrato in casa», come dice l’esinese che ha riaperto l’Hotel Italia diventato il punto di accoglienza dei wikipediani. Per quasi una settimana, Esino è diventato una capitale.
Una sfida vinta. Che ora può aprire una discussione importante per il futuro: di Esino, della Valsassina. Di questa parte del Lario. E di quel territorio lecchese che ormai non è più una provincia e non si capisce cosa sia diventato e cosa voglia essere.
Quanto successo in questi giorni dimostra che i sogni possono diventare realtà. Che l’utopia è possibile. E l’utopia di Esino si intreccia con quella di Wikipedia che adesso vuole arrivare sulla Luna: proprio qui a Esino stanno studiando quali contenuti debba avere la “bottiglia” da lanciare nello Spazio.
L’utopia di Wikipedia è quella della conoscenza diffusa, condivisa, del sapere alla portata di tutti, di un’enciclopedia senza censure e senza discriminazioni.
L’utopia di Esino è stata quella di immaginarsi un piccolo paese di poco più di settecento anime, incastonato pur sempre in uno dei più bei paesaggi del mondo, capace di ospitare un evento come il raduno dei wikipediani, così come si chiamano i collaboratori dell’enciclopedia fondata da Jimmy Wales, americano residente a Londra. E che, proprio all’indomani della Brexit, ha detto forte e chiaro che occorre costruire ponti e non muri.
Da parte sua, il sindaco esinese Pietro Pensa ha consegnato a Wales la tradizionale simbolica chiave del paese. «La chiave del cambiamento», ha precisato il sindaco, non la chiave del paese «perché il paese è già aperto».
Agli organizzatori di Wikimania e all’amministrazione comunale, certo, va riconosciuta la capacità di essere riusciti, nel giro di pochi mesi, ad attrezzare il piccolo paese per essere in grado di sostenere un evento dalla portata incredibile. Già solo questo sarebbe sufficiente per tesserne l’elogio.
Non c’è soltanto questo, però. C’è, soprattutto, quanto con la loro tenacia ci hanno ripetuto in questi mesi e in questi giorni: che, appunto, le utopie sono possibili. Basta crederci
È questo che Wikimania ci lascia in eredità. Che è possibile osare, è possibile volare alto, che non si deve essere necessariamente matti per sognare la luna. Perché, così come si è portato il mondo in un piccolo paese, si può portare nel mondo il nostro bagaglio di storia, di memoria. Il nostro patrimonio.
Da anni - dopo la crisi delle manifatture e dalla grande industria - si parla di un futuro turistico per il nostro territorio. Ma poco o nulla si fa. Perché ci si sente inadeguati. Ci si accontenta delle solite sagre delle salamelle - che restano pur sempre momenti piacevoli - perché, un po’, ci si vergogna - noi, così sobri e schivi - di pretendere di più. Di osare. Facendo concorrenza a terre più blasonate. Esino ci ha dato una lezione. Si può. Partendo magari dal paesaggio. Che in questi giorni ha impressionato gli stessi wikipediani.
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