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Domenica 30 Ottobre 2011
Voci: Waits mette su famiglia
Torna all'antico in "Bad as me"
Waits si è sposato, è diventato un padre di famiglia e ha deciso, ormai tantissimi anni fa, che il ruolo di "Ballantine's balladeer" gli stava troppo stretto. Non è più solo, compone quasi tutte le canzoni con la sua signora, Kathleen Brennan. È lei quella cattiva, anche se il nuovo disco della coppia si intitola "Bad as me", cattivo come me (naturalmente non sfuggirà il giuoco di parole con "badass") e la faccia ce la mette solo lui. Eppure...
COMO Diciamocelo piano, sottovoce, confessiamocelo come uno di quei segreti innominabili pena lo scherno collettivo, il disprezzo degli amici, il ripudio dei parenti. Ammettiamolo liberandoci da un peso che opprime lo stomaco, la schiena, le orecchie, che ci impedisce di camminare liberi come se i piedi vi fossero incatenati. Su, coraggio, scriviamolo una volta per tutte: ogni volta che Tom Waits pubblica un nuovo disco, circostanza di per sé già abbastanza rara, tutti speriamo sempre che sia pieno zeppo di belle ballate pianistiche romantiche come quelle che si trovavano su "Small changes": il caos ordinato, il rumorismo senza limitismo, le grida dell'orco che si è pestato il martellone sul ditone son tanto belle, però ogni tanto sarebbe bello ritrovare il vecchio zio Tom? Il beatnik che sembrava il figlio illegittimo di Kerouac e Jean Harlow, quello che cantava le tristezze di Tom Traubert e le gioie delle ragazze del (New) Jersey, quello che gli bastavano un piano a muro, un bicchiere mezzo pieno (è sempre mezzo vuoto) e un buon sigaro rollato con la tecnica raccontata da Harvey Keitel in "Smoke" per farti sognare, ridere e piangere. Ma non si fuma più nei luoghi chiusi, i pianoforti sono decorazioni dei bar e se provi a suonarli ti guardano come se stessi leccando la tappezzeria e Waits si è sposato, è diventato un padre di famiglia e ha deciso, ormai tantissimi anni fa, che il ruolo di "Ballantine's balladeer" gli stava troppo stretto. Non è più solo, compone quasi tutte le canzoni con la sua signora, Kathleen Brennan che, a quanto dice, è colei che lo spinge a non fossilizzarsi su canzoni strappacuore con testi strappalacrime favorendo l'immagine di spaventapasseri con la raucedine perenne, che vive in una casa grigia con i buchi sul soffitto e le pozzanghere sul pavimento. È lei quella cattiva, anche se il nuovo disco della coppia si intitola "Bad as me", cattivo come me (naturalmente non sfuggirà il giuoco di parole con "badass") e la faccia ce la mette solo lui. Eppure... Eppure per una volta, per la prima volta da un quarto di secolo, Waits sembra tornare un po' sui suoi passi e queste canzoni si potrebbero collocare in un momento ideale tra "Franks wild years" e "Bone machine", prima che le pentole e i pistoni sostituissero le chitarre e le fisarmoniche. Basta sentire i fiati di "Chicago" per trovarsi immediatamente d'accordo con questo album. In "Raised right men" non mancano gli elementi di disturbo e Tom canta come un pazzo chiuso in manicomio che si crede Louis Armstrong, poi perde la voce e intona in falsetto "Talking at the same time". "Get lost" non sfigurerebbe nella scaletta di "Rain dogs" e se sono i passi delle scarpe (forate e slabbrate per contratto) a dare il ritmo a "Face to the highway" il romanticismo al contrario di "Pay me" convince di aver speso bene i soldi (un cofanetto Sperlari non si incarta mai, Tom Waits non si può scaricare, neppure legalmente), ovviamente privilegiando la versione doppia, con tre pezzi in più. Il calypso (avete letto bene) "Back in the crowd" rende più dolce le grida di "Bad as me" mentre "Kiss me" è una "Blue valentines" per il terzo millennio. Tutto il campionario di mortaretti assortiti espolode in "Satisfied" e quindi rimane solo la chitarra acustica di "Last leaf". "Hell broke Luce" è un classico rap alla Waits (quindi un "non rap") e "New year's eve" è quella ballata che si aspetta da "Time". Nel secondo disco solo tre pezzi, ma che pezzi: "She stole the blush" per chi lo vuole casinaro, "Tell me" per chi ama i brani alla "Hold on", "After you die" per ascoltarlo anche dopo la morte. Forse non è il miglior Waits di sempre, ma è il miglior Waits che avremo quest'anno. Brindiamo.
Alessio Brunialti
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