Viticoltura valtellinese mai così eroica, ora si spera in un buon settembre

Durissima la vita del viticoltore in questa particolare annata connotata da una primavera e da un inizio estate molto piovose, mentre da metà luglio in avanti è scoppiato un gran caldo con conseguente riverbero sui coltivi e sulla loro sanità.

É stata, infatti, lotta alla peronospora durante la primavera-estate, senza quartiere, perché la gestione è stata particolarmente difficoltosa quest’anno in Valtellina come in tutto il nord Italia ed ha comportato un numero di interventi di natura fitosanitaria «superiori alla media e cui non eravamo abituati in termini di intervalli», precisa Martino Salvetti, tecnico, esperto in difesa fitosanitaria della Fondazione Fojanini di Sondrio.

«E non appena siamo riusciti a lasciarci alle spalle il pericolo peronospora, ecco che si è affacciato quello rappresentato dall’oidio - incalza Salvetti -, specialmente sul grappolo, complici le elevate temperature delle ultime settimane unite all’umidità dell’aria, cioè all’afa, che hanno determinato attacchi piuttosto diffusi».

Tradotto i viticoltori non hanno potuto mollare la presa un solo istante, quest’anno, sulla vite, perché nonostante sia una pianta forte, dalle radici profonde, e capace di resistere anche a condizioni estreme, questi terribili sbalzi hanno rischiato di minarla per effetto degli attacchi dei parassiti.

«Nonostante tutto ciò, però, i pericoli maggiori sembrano essere alle spalle - assicura Salvetti - e guardiamo ad una raccolto che potrebbe essere interessante. Il carico produttivo è di livello medio, ma fortemente variabile da azienda a azienda e non mancano vigne con carico buono. Così come buona è la maturazione e proprio in questi giorni stiamo effettuando i primi passaggi in vigna per testarla. É ancora presto, tuttavia, per fare delle previsioni rispetto al raccolto che, da noi, è tardivo proprio in ragione della varietà delle uve. Se in alcune zone d’Italia già si sta raccogliendo il Pinot, per quanto riguarda il nostro Nebbiolo si va più in la col tempo e la differenza, come sempre, la farà il mese di settembre. Se non sarà piovoso e, soprattutto, se sarà caratterizzato da una buona escursione termica notte-giorno, allora è una certezza che la vite ne gioverà enormemente».

Sono 820 gli ettari coltivati a vigneto in Valtellina, fra Buglio in Monte e Tirano, ad altitudini che variano dai 300 ai 600 metri con propaggini, al massimo, fino agli 800 in alcune zone, e con una ripresa della coltivazione a vite anche in alcuni versanti della Valchiavenna. Per un totale di 54 cantine vinicole, piccole, medie e grandi, associate al Consorzio tutela vini di Valtellina, presieduto da Mamete Prevostini, e da una miriade di piccoli produttori e conferitori delle loro uve alle cantine. Un’economia che regge all’urto della modernità, talvolta la importa al proprio interno al solo scopo di perpetuare il rito della coltivazione della vite e della vendemmia cui solo chi ama profondamente la propria terra non può rinunciare.

L’auspicio, quindi, è che la vite superi ogni insidia e dia frutto, nonostante gli attacchi di peronospora e di oidio subiti e l’avanzare del temibile moscerino drosofila suzuki «di cui è stata segnalata una presenza mai vista negli anni precedenti - dice Martino Salvetti - da parte dei tecnici che si occupano di piccoli frutti, in special modo mirtilli. É vero che la drosofila suzuki non ha lo stesso effetto sulla buccia dell’acino d’uva che ha su quella del mirtillo, perché è più dura a l’uva, essendo acida, è meno appetibile, però se le uve vengono lesionate da grandine, insetti, o scoppiano per diversi fattori, allora il moscerino parte in attacco e sono guai». Massima attenzione, quindi, nei prossimi giorni, anche a questo insetto.

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