Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 21 Dicembre 2017
Visita psichiatrica per Bordoni
La Procura lo interroga e lui risponde
Al mattino l’incontro con i magistrati, nel pomeriggio il medico in carcere
L’avvocato Romualdi: «Il mio assistito ha chiarito tutti i dubbi ed ha collaborato»
Una giornata intensa quella di martedì per Michele Bordoni: al mattino l’interrogatorio nell’ufficio del sostituto procuratore Stefano Latorre e nel pomeriggio ha ricevuto la visita dello psichiatrica nel carcere di Sondrio, dove si trova da domenica scorsa dopo che - il giorno prima - con la sua Toyota Yaris era piombato in piazza Garibaldi zigzagando tra i mercatini e investendo tre persone.
Serrate le domande poste dai due magistrati che lo indagano per il reato di strage (oltre a Latorre c’era pure la collega Luisa Russo, il vice questore Carlo Bartelli e il sovrintendente capo Giacomo Vanotti). Bordoni ha risposto a tutto, «e addirittura ha aggiunto particolari - tiene a sottolineare il suo legale, l’avvocato Francesco Romualdi - che la Procura nemmeno conosceva». Particolari che i magistrati hanno voluto verificare immediatamente chiedendo al detenuto originario di Poggiridenti di accompagnare gli agenti alla periferia di Sondrio nel luogo da lui indicato per il rinvenimento di un oggetto (non è dato sapere quale) ritenuto importante per l’inchiesta. «Ed era esattamente lì dove Bordoni ha detto di averlo lasciato che lo abbiamo trovato», tiene a dire Romualdi senza aggiungere altro riguardo ai contenuti dell’interrogatorio, durante il quale i magistrati hanno approfondito ogni aspetto possibile: da ciò che il Bordoni ha fatto nelle ore precedenti il raid in piazza, sino alle motivazioni che lo hanno spinto ad investire i pedoni.
Decisamente più lucido rispetto al momento dell’arresto, quando gli agenti lo udirono pronunciare frasi senza senso, Bordoni ha ribadito che il suo gesto voleva essere un atto dimostrativo, «contro chi inquina e chi spreca». Non è stato un proclama il suo, ma un’assunzione piena di responsabilità: «Si è reso conto di quello che ha fatto e prova vergogna per questo. Ricordiamoci che fino a due sabati fa - afferma Romualdi - era un ragazzo che non ha mai dato problemi di sorta e che viene da una famiglia ben voluta e stimata».
Ma allora cosa può aver spinto questo giovane uomo a compiere quel gesto che solo per un caso non si è trasformato in tragedia? Gli elementi possono essere diversi. C’è chi pone l’accento sulle “canne” che Bordoni si sarebbe fatto nei giorni precedenti il fatto (l’ultima nel garage sotterraneo di piazza Garibaldi poco prima di piombare in auto sulla folla), c’è chi indica come possibile concausa anche il “forzato” isolamento a cui lo ha sottoposto il suo lavoro (era custode della diga di Tartano), «toccherà a un medico dirlo - taglia corto il suo avvocato -. Proprio per questo ho chiesto e ottenuto che in carcere potesse entrare il dottor Claudio Marcassoli. Sulle prime mi è stato negato dalla Procura che voleva fare evidentemente una perizia psichiatrica per suo conto. Mi sono opposto e ho chiesto un incidente probatorio sotto la supervisione del Gip che è figura imparziale nel procedimento. Il giudice Carlo Camnasio per ora si è riservato di decidere, ma intanto ha autorizzato il mio medico a fare visita al mio assistito».
© RIPRODUZIONE RISERVATA