Magistralmente curata da Filippo Maggia e inaugurata il 17 settembre, raccoglie più di 450 immagini, 32 delle quali rappresentano, nella casualità delle situazioni, la personale interpretazione del significato di fortuna data da Moriyama in risposta al quesito-provocazione «Are you a lucky artist?» (che è anche il titolo di un volumetto allegato al catalogo e pubblica le risposte – in forma di immagini, disegni o testi – di un centinaio di artisti), legato al tema, la fortuna appunto, del Festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo.
La mostra, che si intitola «Visioni del mondo», resterà aperta fino a domenica 14 novembre. Poi è probabile che traslochi a Londra, dal momento che la Tate Modern ha già espresso il desiderio di replicarla in Inghilterra. Rigorosamente in bianco e nero, secondo la tradizione nipponica del documentarismo e del fotogiornalismo, gli scatti di Moriyama ci raccontano, attraverso la realtà colta per la strada, il punto di vista e lo stato d'animo di un lupo solitario, di un cacciatore on the road, che compie un percorso intimo e riflessivo e – come osserva Maggia – è libero da legami con un luogo d'origine o da vincoli dettati dalle convenzioni sociali.
Davanti all'obiettivo di Moriyama – Osaka, classe 1938 e un'abitudine a viaggiare maturata sin dalla tenera età grazie agli spostamenti del padre che lavorava per una società di assicurazioni – passa e si ferma di tutto: nel quotidiano di cinquant'anni di fotografie (anche sgranate o «sbagliate») si compone la storia di un Giappone dai contrasti forti (e certo bianco-e-nero nelle ore più luminose della giornata lo rimarca), uscito dalla «luce di mille soli» di Hiroshima per entrare nelle ombre delle trasformazioni che sconvolgono i valori tradizionali e abbracciare, non senza dolore, la cultura occidentale.
Allievo di Shomei Tomatsu ed Eikoh Hosoe, Moriyama è rimasto folgorato «Sulla strada» di Jack Kerouac, da come lo scrittore americano trattò «il tema della libertà e del vagabondaggio: il fatto di viaggiare per il gusto di farlo, senza una meta precisa. La realtà del viaggio è quel che io vivo spostandomi, non tanto un luogo dove arrivare», spiega l'artista giapponese, che a sua volta ha segnato e sta segnando la storia della fotografia.
C'è chi per questo ha scritto di un «beat nipponico». A noi piace aggiungere che Moriyama è un jazzista dell'immagine. «Cammino per le strade della città costantemente bombardato da stimoli. Con la mia macchina rispondo loro. Un continuo botta e risposta tra la realtà e Daido. In questo modo vedo, conosco e partecipo alla vita sociale che mi circonda. Attraverso la città, in se stessa fenomeno artistico in continua evoluzione e mutamento, riscopro me stesso».
Ma non pretende di offrire risposte definitive: «Camminare per la città è per me come camminare in un labirinto: preferisco lasciare sospesa la domanda su ciò che abbiamo di fronte. Fotografando una sola realtà se ne possono vedere tantissime. Questa è la magia della fotografia». Tuttavia può capitare che l'ispirazione finisca sotto shock e si spenga per qualche ora o qualche giorno: «A volte – confessa Moriyama – mi sento perso e confuso e ho bisogno di chiudermi in casa e di stare da solo, avvertendo il peso, schiacciante, di quanto ho visto fuori». E là fuori torna sempre, impugnando la sua fortuna, «che è aver trovato una macchina fotografica in casa quando ero bambino».
Orari di apertura
La mostra del fotografo giapponese Daido Moriyama, «Visioni del mondo», che si tiene all'ex ospedale Sant'Agostino di Modena (in centro), resterà aperta fino a domenica 14 novembre, nel seguente orario: dal martedì alla domenica dalle 11 alle 19. L'ingresso è gratuito. Info: Fondazione Fotografia tel. 059-239888, [email protected], www.mostre.fondazione-crmo.it.
Andrea Benigni
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