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Venerdì 12 Aprile 2013
Vino, i produttori a confronto
"Ora rilanciare qualità e prezzo"
Mamete Prevostini, presidente del Consorzio tutela vini di Valtellina e titolare dell'omonima casa vinicola di Mese: il rischio di non essere pronti, in un prossimo futuro, a soddisfare la domanda crescente di vino valtellinese c'è realmente.
SONDRIO -«Più che aumentare la produzione occorre incidere di più sul prezzo del vino. Perché solo fatturando di più, grazie a una qualità sempre maggiore, si possono avviare ulteriori investimenti sul vigneto».
La pensa così, Mamete Prevostini, presidente del Consorzio tutela vini di Valtellina e titolare dell'omonima casa vinicola di Mese: il rischio di non essere pronti, in un prossimo futuro, a soddisfare la domanda crescente di vino valtellinese c'è realmente. Un monito lanciato al rientro da Vinitaly da Alberto Marsetti, presidente Coldiretti e produttore vinicolo di Sondrio dal 1989, secondo cui varrebbe la pena di concentrarsi sempre più sul recupero dei vigneti per arrivare a produrre più qualità ma anche più quantità.
«Stiamo lavorando per questo - insiste Prevostini - per attrarre interesse verso il nostro vino e se, a breve, il "pericolo" posto da Marsetti non si pone, forse, potrebbe presentarsi ma solo nel giro di una decina di anni».
Insomma non è questione di aumentare la quantità prodotta, quanto la qualità. «Oggi i prezzi medi oscillano fra i 3,5-4 euro a bottiglia di Rosso di Valtellina doc e i 40-50 euro di certi pregiati Sforzati, per un fatturato complessivi di 20-22 milioni di euro l'anno su 3,5 milioni di bottiglie piazzate. Ecco, il meglio sarebbe arrivare a 30 milioni di euro l'anno raddoppiando il prezzo minimo del Rosso di Valtellina. Così si potrebbero girare i maggiori introiti in investimenti in vigna e in cantina».
Dello stesso avviso anche Michele Forni, direttore del Consorzio Tutela Vini, secondo cui «non sempre l'offerta deve arrivare a soddisfare tutta la domanda - sottolinea - anzi. È essenziale tenere la qualità e il prezzo, tanto più che quest'ultimo lo fa anche la domanda. Del resto il nostro è un mercato di nicchia, da enoteca, da ristorante, non possiamo andare sui grandi numeri, sulla grande distribuzione. Ci sono dei vini francesi che venderebbero anche se triplicassero la produzione, invece, questa non si sposta di una virgola e sale il prezzo».
E un invito alla prudenza arriva anche da Casimiro Maule, per anni presidente del Consorzio tutela vini di Valtellina e patròn della Nino Negri di Chiuro. «Sarebbe il massimo se l'interesse crescesse al punto da generare "problemi" di offerta - afferma -, ma non ci credo. Anche perché si beve sempre meno. In ogni caso è doveroso non abbassare mai la guardia e fare sempre qualità. Perché già in passato si sono commessi errori preferendo la quantità alla qualità e abbiamo rischiato troppo. No, io dico che dobbiamo continuare a lavorare a testa bassa e costruire qualità facendo capire a chi lavora in vigna, perché non tutti l'hanno capito: il vino viene buono se l'uva è buona».
Dopodichè, perché questo avvenga, «occorre "virare" qualcosa di più - spiega Maule - all'anello più basso della filiera, al vignaiolo, altrimenti addio vigneto».
Vigne malridotte, con muretti a secco crollati, rovi: c'è ancora molto da fare prima di essere fuori dalla difficoltà. E, poi, abbiamo ancora un bel margine di produzione da piazzare. Teniamo presente - conclude Maule, reduce da un Vinitaly che giudica soddisfacente - che la media delle bottiglie prodotte in 10 anni è di 4 milioni, ma ne vendiamo 3,35 milioni per cui c'è un bel invenduto. Semmai il problema si porrà sulla vendemmia 2012, più scarsa, ma in annate normali di margine ce n'è ancora».
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