Cronaca / Valchiavenna
Martedì 18 Novembre 2014
«Via il semaforo, fate un tunnel
per la Val Genasca»
L’appello della Comunità Montana all’Anas . Fondamentale garantire la sicurezza per il transito. Troppi rischi ora per le auto in attesa lungo la 36.
Sono le ultime ore di senso unico alternato sulla 36 all’altezza della Val Genasca. E intanto la Comunità montana è decisa a chiedere ad Anas di realizzare una galleria per mettere al sicuro la statale. Tocca a Cinzia Capelli, presidente dell’ente comprensoriale, il compito di illustrare le priorità emerse durante l’incontro con i sindaci, i tecnici della Cm e dell’Università di Milano per l’aggiornamento del Piano d’emergenza intercomunale. Ora la priorità è la modifica della gestione del traffico, cancellando quel senso unico alternato che alcuni sindaci e moltissimi cittadini ritengono non solo inutile, ma anche potenzialmente dannoso. «Le misure previste in caso di elevata criticità – definita dai dati sullo scivolamento e dalla piovosità - sono o la chiusura, o il senso unico alternato – spiega Cinzia Capelli -. Ci si è accorti che l’utilizzo del semaforo è molto pesante. Si è previsto di chiedere agli esperti dell’Università, che hanno curato il piano e si occupano delle eventuali modifiche, di apportare dei cambiamenti eliminando il senso unico alternato, che potrebbe essere pericoloso in caso di smottamento, visto che si incolonnano le auto e potrebbero restare coinvolte più vetture». Oggi partirà la richiesta ufficiale, poi si spera di potere garantire una modifica in tempi brevissimi. Se si renderà di nuovo indispensabile la chiusura, il semaforo tornerà a essere rosso.
Non trova consensi, invece, l’ipotesi di favorire la caduta della frana. «Si è chiesto ai geologi e ai funzionari della Regione se ci fossero delle esperienze simili, lo hanno escluso e hanno ribadito di avere già risposto che non è uno scenario previsto. Siamo di fronte a una frana mista – fatta di detriti e roccia – ed è molto sconsigliato questo tipo di azione: non si possono prevedere le conseguenze. Questo smottamento può tranquillamente bloccarsi, ripartire o scendere. Non è dato prevedere e come possa evolversi, c’è un’elevatissima variabilità. A livello quantitativo, le stime arrivano ben oltre il milione di metri cubi». Ma la proposta più rilevante riguarda la realizzazione di un tunnel capace di mettere al sicuro il tratto di strada – circa un chilometro – compreso fra la ex cantoniera e i tornanti di San Giacomo. «Abbiamo già espresso verbalmente la nostra richiesta all’ingegner Claudio De Lorenzo, capo compartimento di Anas Lombardia, chiedendo di costruire un tunnel per proteggere tutto questo tratto. Nei prossimi giorni andremo in Regione per ribadire questa esigenza. Sappiamo che i costi sono elevati, perché serve una struttura molto resistente, e che la progettazione potrebbe essere molto impegnativa. Ma una soluzione è indispensabile». Ad Anas toccherà il compito di valutare questa ipotesi basata sulla scelta di “intubare” il traffico in quella che si potrebbe definire una galleria “blindata”, in quanto idonea a sopportare l’eventuale caduta di uno smottamento rilevante. L’azienda delle strade fino al recente passato ha potuto contare sul concreto supporto delle istituzioni locali, che hanno investito dei fondi per migliorare la viabilità della statale 36. Ora ad Anas tocca il compito di assolvere direttamente un proprio compito. Intanto la Comunità montana si è rivolta anche a Mario Cavigelli, capo del Dipartimento costruzioni, trasporti e foreste dei Grigioni, chiedendo agli svizzeri di mantenere l’apertura del passo Spluga.
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