Via libera al decreto del Fare

Per Lecco più ombre che luci

LECCO

Via libera al Decreto del Fare, la prima grande opera del Governo Letta che con un decreto in 80 articoli ha stabilito le urgenze e le priorità di intervento economico (e non solo). Tante le misure previste, dall’impignorabilità della prima casa a un sistema di riscossione dei tributi di Equitalia meno aggressiva, passando attraverso un taglio delle bolle dell’energia (meno 550 milioni di euro) a tassi agevolati per le piccole imprese.

Il Decreto del Fare è stato studiato per rilanciare l’economia reale e i consumi: ma le imprese cosa ne pensano?

Lo abbiamo chiesto a direttori e presidenti delle associazioni di categoria locali. Secondo Mauro Gattinoni, direttore di Api Lecco: «Il decreto del fare ha due punti di forza: il bonus macchinari e l’allargamento del Fondo di Garanzia. Nel primo caso si sostengono le aziende che scelgono di investire nonostante la crisi, favorendo quindi i segmenti più dinamici dell’industria.

Con l’allargamento del Fondo di Garanzia alle Pmi, con coperture fino all’80%, il settore pubblico ha fatto tutto quanto era nelle proprie competenze e ora il testimone passa alle banche che tuttavia non sembrano più essere in grado di fare il loro ruolo». Fra le negatività si individua invece l’assenza di sostegno all’occupazione con politiche attive, commenta Gattinoni: «Non vi è traccia di misure dirette a sostegno dell’occupazione, né tanto meno con l’alleggerimento del cuneo fiscale, utile per la ripresa dei consumi interni. Non si percepisce un alleggerimento degli oneri burocratici a carico delle Pmi, mentre bisognerebbe permettere alle aziende di assumere la dimensione richiesta dal mercato».

Più scettico Alberto Riva, direttore di Confcommercio Lecco, che definisce il decreto del fare un mero palliativo.

«Sono apprezzabili gli interventi su Equitalia, sull’impignorabilità della prima casa, sulle agevolazioni alle imprese che investono, così come la maggior semplificazione in tema di giustizia e i fondi per le infrastrutture e l’edilizia ma non è quello di cui l’Italia ha oggi bisogno. La crescita del pil passa attraverso i capitoli di Iva, Imu e Tares. Aumentare l’Iva di un punto percentuale scoraggia la crescita e riduce i consumi, così come serve una riforma complessiva delle tassazioni di Imu e Tares (la tassa sui rifiuti) che rischiano di essere un salasso per i cittadini e le imprese se non saranno calmierate entro la fine dell’anno. Per il nostro settore si registrano incrementi sulle imposte del 290%, con punte del 600% servirebbe la creazione di un’unica imposta, così da evitare di pagare due volte gli stessi servizi». n

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