Cronaca / Tirano e Alta valle
Martedì 22 Ottobre 2013
Vervio, per don Quadrio
beatificazione lontana
Lo ha annunciato ieri dopo la messa don Bracchi - «Perse le lastre che testimoniavano il miracolo - L’iter va ricominciato cercando nuove prove»
La grandezza e probabilmente l’unicità della figura di don Giuseppe Quadrio sono state riconosciute nuovamente da due appuntamenti in occasione dell’anniversario della sua morte: sabato a Mazzo una serata per raccontarne la vita attraverso le parole di chi l’aveva conosciuto bene come don Ferdinando Bergamelli della Crocetta di Torino dove don Quadrio insegnò e morì, proprio sotto lo sguardo di don Ferdinando; domenica mattina a Vervio, partecipatissima cerimonia religiosa.
Emozionato
Don Stefano Margoglio, salesiano piemontese, si è detto particolarmente emozionato di essere nella terra di don Giuseppe: «La fede non si eredita, si radica oppure evapora. Don Giuseppe Quadrio è un esempio di domanda di fede concreta che la vostra popolazione ha donato a noi. Lui la fede l’aveva radicata fin da giovane». Ma da venerabile a beato il passo è ancora lungo come ha confermato al termine della cerimonia sul sagrato don Remo Bracchi, che era stato vice postulatore della causa di beatificazione: «È tutto da rifare - ha ammesso il noto glottologo - le lastre dell’ospedale nella zona dell’Equatore che avrebbero testimoniato il miracolo compiuto da don Giuseppe sono andate perse e quindi bisogna individuare un altro miracolo compiuto dal venerabile per poter iniziare nuovamente un’altra causa di beatificazione. Comunque la vita don Quadrio è sempre citata come grande esempio in Vaticano». Altre parole profonde sul venerabile le ha pronunciate il vicario episcopale don Attilio Mazzola dopo aver letto una lettera del vescovo di Como Diego Coletti: « Don Giuseppe Quadrio esprime la storia ed i valori di questo territorio, è una delle espressioni più belle. Adesso l’attenzione deve spostarsi da lui al territorio. Don Giuseppe ha lanciato un messaggio di equilibrio e di sensibilità che è frutto della storia della quale adesso siete depositari voi». Anche il cardinale Francesco Coccopalmerio ed il vescovo di Gizo, monsignor Luciano Capelli, non presenti di persona, hanno mandato delle lettere nelle quali hanno ricordato l’illustre figura del venerabile. Don Ferdinando Bergamelli era già stato qui 25 anni fa in occasione di quell’anniversario.
Di don Quadrio ha ricordi personali: «Avevo 12 anni e in collegio piangevo perché volevo tornare a casa. Una mattina mi vide don Giuseppe e mi disse che le mie lacrime stavano finendo nel caffellatte. L’ho rivisto molto tempo dopo, era ammalato, ma quando tornava dalle cure mediche che erano davvero spossanti, si offriva per dare il cambio ai coadiutori alla Crocetta. Ho assistito anche all’estumulazione della salma, aveva mantenuto lo stesso sorriso. Era preoccupato perché la chiesa si era lasciata sfuggire il mondo degli operai e dei contadini e lui aveva letto il Capitale di Marx». Insomma don Quadrio aveva intuito il rischio di quella fuga del popolo dalla chiesa.
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