Valgerola, il cartello: «Zona di spaccio»
Allarme droga nei boschi

Torna l’incubo-spaccio in una vallata alpina alle spalle della città di Morbegno. Ha ripreso, da qualche tempo, il viavai di auto e di persone a piedi verso una piazzetta o piccole aree lungo la provinciale della Valgerola, punto di incontro fra domanda e offerta.

Si sono susseguite, negli anni, anche i più recenti, le indagini e le retate delle forze dell’ordine, in particolare da parte di carabinieri e polizia, per smantellare le organizzazioni criminali dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti ai margini delle principali strade provinciali e comunali di Valtellina e Valchiavenna. In territori di Tartano, Dubino, Cosio Valtellino, Buglio in Monte, Morbegno, per citarne alcuni.

Un business prevalentemente in mano a bande di nordafricani, principalmente di nazionalità marocchina e nigeriana. Le cronache dei giornali riferiscono, a scadenze periodiche, di arresti di numerosi “pusher dei boschi”, alcuni dei quali allestiscono dei veri e propri bivacchi all’interno delle aree verdi per non allontanarsi mai.

In alcuni casi occupano addirittura abusivamente delle baite di proprietà di valligiani, usate come riparo dalle intemperie e per trascorrere la notte. In alcuni casi gli spacciatori - è stato accertato da alcune indagini più recenti - si servono pure della collaborazione di soggetti locali ingaggiati come vivandieri, taxisti e sentinelle, in cambio di dosi cedute gratuitamente per il servizio prestato o vendute a prezzi stracciati.

Un’inchiesta di non parecchi mesi fa aveva addirittura messo in luce come un valtellinese mettesse a disposizione il suo alloggio per la notte: i venditori di droga, terminato il “lavoro”, cenavano nell’appartamento o casa dell’insospettabile del posto e poi, la mattina seguente, si facevano portare nei luoghi abituali in cui svolgevano la redditizia attività di smercio.

Ogni volta che avvengono i blitz di carabinieri e poliziotti, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla Procura di Sondrio e sfociate con l’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare emesse dall’ufficio dei gip del Tribunale del capoluogo valtellinese, condotte in porto spesso con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, accurati pedinamenti e osservazioni, oltre alla raccolta di informazioni dai consumatori fermati e interrogati nella veste di persone informate sui fatti e non di indagati, i residenti e i pubblici amministratori delle località interessate plaudono, giustamente, all’opera di “pulizia” fatta dalle forze dell’ordine. Tutti - ovviamente tranne chi tira le fila dei traffici di droga e i clienti-consumatori che devono trovarsi dei nuovi fornitori - si augurano che le aree boschive siano state, finalmente, liberate dall’odioso fenomeno. Ma, purtroppo, questa situazione di “liberazione” dura poco, in quanto nelle stesse zone o nelle immediate vicinanze si ripresentano altri pusher, rimpiazzati da chi guida - in prevalenza da Milano e dintorni - il business della polvere bianca. Gli affari vanno sempre a gonfie vele perché c’è, purtroppo, la domanda che non diminuisce e, anzi, cresce: negli ultimi anni, infatti, sono segnalati in aumento i giovani e i giovanissimi che ne fanno uso, incuranti degli effetti nefasti accertati sulla salute.

Nella mattinata di ieri, prima che il sole fosse alto, ci siamo incamminati da Morbegno lungo la provinciale 7 della Valgerola (ex statale 405), per verificare la fondatezza di una segnalazione ricevuta da un residente. Dopo circa 2/3 chilometri a piedi alla nostra destra è, in realtà, comparso un cartello in cartone, di ragguardevoli dimensioni, bene attaccato a un tubo in metallo: “Pericolo zona di spaccio”. Questa la scritta a caratteri cubitali, vergata probabilmente con un pennarello di colore giallo. Non poche le auto che, salendo, rallentavano: gli automobilisti incuriositi pensavano, probabilmente, ad alcune indicazioni stradali.

Invece no. Si tratta di un’informazione utile per i turisti e non solo a non addentrarsi per un’escursione in quel bosco, magari con bambini al seguito, salvo il rischio di fare spiacevoli incontri. Insomma, non proprio un bel biglietto da visita per una delle valli più belle della Valtellina.

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