Cronaca / Lecco città
Giovedì 12 Novembre 2015
Undici ore di attesa al Pronto Soccorso
L’odissea di un anziano
Arrivato alle 11, alle 22 non ancora dimesso
88 anni, cardiopatico e diabetico accusava dolori agli arti
La figlia: «Lasciato senza cibo e acqua, l’ho portato via »
Undici ore al pronto Soccorso in attesa di essere visitato. Senza bere, senza mangiare, senza nemmeno essere cambiato visto che si trattava di paziente incontinente. E questo nonostante l’uomo avesse 88 anni, una cardiopatia importante, diabete e invalidità totale.
Alla fine la figlia ha deciso di arrendersi: ha pagato un’ambulanza di tasca propria e ha riportato a casa il padre senza nulla di fatto.
L’incredibile episodio è accaduto al Pronto Soccorso dell’ospedale Manzoni di Lecco lunedì, in un giorno di ordinaria follia quando gli accessi, fanno sapere dal nosocomio sono stati 374 e i medici di turno soltanto due.
Sta di fatto che il signor Battista Marazzi classe 1927, residente in via Risorgimento, è stato uno dei tanti pazienti ritenuti non gravi a subire le conseguenze della carenza d’organico del Pronto Soccorso.
«Mio padre lunedì mattina non muoveva più una gamba - spiega la figlia Ines - vista l’età e la sua situazione sanitaria ci siano preoccupati e non potendo trasportarlo perchè era praticamente immobile ho chiamato il 118 ed è stato trasportato in ospedale in ambulanza».
E qui è iniziato il suo calvario.
«Appena arrivato al triage è stato classificato codice azzurro - dice Ines - erano le 11.10, numero di chiamata 631. E a quel punto ho aspettato che lo visitassero».
Ma con il passare delle ore le speranze hanno cominciato ad affievolirsi.
«Mio padre si lamentava - dice Ines - a un certo punto l’ho visto anche piangere. In tutta la giornata non gli hanno dato nulla da bere, sono entrata io un paio di volte con la bottiglia d’acqua per dissetarlo, non ha mangiato e non è stato nemmeno cambiato. Ho continuato a chiedere quando lo avrebbero visitato ma mi hanno risposto: «signora, è un codice azzurro abbia pazienza».
Con il passare delle ore la situazione è degenerata fino a quando la pazienza si è esaurita e la signora ha chiamato un’ambulanza e l’ha riportato a casa senza alcuna lettera di dimissioni. «Martedì mattina poi ho chiamato un medico che gli ha diagnosticato la gotta - continua - e prescritto esami del sangue e doppler agli arti inferiori. Avrei dovuto chiamarlo prima - aggiunge - ma al momento ci siamo preoccupati non sapevamo che cosa potesse essere viste le sue condizioni. Trovo assurdo che un uomo della sua età e soprattutto con il suo quadro clinico sia stato trattato in quel modo».
Ieri mattina proprio per sottolineare la gravità del fatto, Ines si è recata all’Urp e ha sporto il reclamo .
«Non cambia nulla quel che è stato è stato - dice - e soprattutto per fortuna aldilà della bruttissima esperienza la situazione non è degenerata. Ma penso sia giusto che queste cose si sappiano. Il nostro ospedale era stato definito un’eccellenza - conclude - a questo punto non oso pensare come siano gli altri»
© RIPRODUZIONE RISERVATA