Cronaca / Lecco città
Domenica 28 Gennaio 2018
«Una tettoia rotta o solo rovinata?
È un dovere denunciarne i rischi»
La presidente del Gruppo aiuto mesotelioma invita tutti a segnalare le situazioni pericolose
Cinzia Manzoni è presidentessa del Gruppo aiuto mesotelioma, associazione senza fini di lucro nata a luglio 2015 ma già sul territorio dal 2014 per volere di alcuni famigliari di vittime dell’amianto. Attivissima, questa associazione ha manifestato ieri davanti ai cancelli della Leuci .
Ma una cosa è certa: come per la ex File, sono solo i cittadini a poter segnalare efficacemente quello che non va a Lecco e negli altri comuni. «Nel censimento c’è un po’ di tutto – ammette la presidentessa - In alcuni casi ci sono segnati i metri cubi, in altri i metri quadri, alcuni hanno inserito cemento amianto, altri un diverso tipo di copertura. Al di là della privacy, Ats ha fatto questo censimento con dei programmi obsoleti forniti da altre Asl. Non riescono a scorporare quanto bonificato dalle autodenunce e dunque l’elenco non è aggiornato né veritiero».
Il dovere, dunque, è denunciare: «La questione è culturale: non dobbiamo aver paura di denunciare le situazioni a rischio per non andare contro i vicini di casa. Qui è a rischio la salute propria e dei propri cari. E, purtroppo, la situazione è tale per cui solo con un esposto le autorità si possono muovere. Se si vede un tetto deteriorato, ovvero rotto o rovinato, è dovere di chiunque segnalare al proprio Comune di residenza la cosa. E bisognerebbe fare denuncia anche in Ats. In questo modo si attiva la procedura di Regione Lombardia. Nel 2013 la Regione aveva chiesto a tutti i cittadini di fare il censimento. Poi i cittadini avrebbero dovuto fornire l’allegato A firmato da un tecnico per indicare un indice di degrado e le prescrizioni da seguire: se va cambiato, se va monitorato ogni tre anni, ecc. Il problema è che avrebbe dovuto esserci una bonifica del territorio entro il 2016 che non c’è stata perchè tutti, in autocertificazione, hanno dichiarato meno del 10 per cento di usura»
Ma se c’è un esposto tutto cambia: «In questo caso, infatti, il Comune chiede al cittadino se ha fatto la dichiarazione sul suo tetto. Se non l’ha fatta, lo multa. E poi, comunque, gli chiede un nuovo documento che certifichi, non più in autotutela ma con la perizia di un tecnico abilitato, lo stato di degrado del suo tetto. In questo modo sono state fatte bonifiche di tettoie che, altrimenti, sarebbero rimaste lì per anni».
L’esempio è vicino: «Per anni una tettoia di un deposito abbandonato vicino al mercato di Valmadrera è rimasta lì, rotta e rovinata, a costituire un pericolo per tutti. Chi era di passaggio, tutta la gente (con i bambini) che andava al mercato, un laboratorio di analisi, uno di medici generici, rischiava di inalare fibre di amianto. Avendo fatto la doppia segnalazione a Comune e Ats, siamo riusciti a far bonificare la tettoia nel giro di sei mesi».
La Leuci, invece, è una spina nel fianco della città di Lecco: «Le istituzioni hanno fatto quanto dovevano: è stata fatta la valutazione del degrado ed è stata emessa ordinanza di bonifica. Il problema è che la proprietà finora non ha ottemperato. Anzi… Avrebbe dovuto bonificare entro 90 giorni e, invece, la proprietà ha concesso l’area a dei ragazzi che hanno giocato a softair in mezzo alle fibre d’amianto. Incredibile. È un problema di sanità pubblica e a questo punto deve intervenire la Prefettura perché il Comune ha fatto tutto quanto doveva fare».
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