Un prestito dal padrino
Così Perego è finita nel clan

Ditte a patti con la 'ndrangheta: ecco come si infiltrano i boss. Il pentito Belnome: «Non c'è futuro nel mondo delle 'ndrine»

CADDAGO A Ivano Perego quella voglia di darsi da fare da parte di Andrea Pavone gli era entrata nel cuore. Peccato che il cuore di Pavone fosse già di proprietà della famiglia Cristello e dei clan calabresi.
Al di là di una ritualità fatta di grottesche e arcaiche celebrazioni, la 'ndrangheta che ha messo radici al nord sapeva e sa come muoversi. E riconosce i terreni più fertili nei quali seminare.
Terreni fatti di uomini pronti ad accogliere i denari della malavita senza farsi domande e di imprenditori pronti a consegnarsi nelle mani della criminalità quando scorgono un vantaggio.
C'è un filo conduttore che unisce le parole del padrino pentito Antonino Belnome, ex boss con casa a Inverigo che sta aiutando gli inquirenti nella loro lotta ai clan, alla recente richiesta di condanna a carico di Ivano Perego, accusato di aver spalancato le porte dell'azienda di famiglia alla malavita accettando di maneggiare macerie contaminate derogando alle norme a tutela della salute. Quel filo è rappresentato da un prestito consistente che Pavone avrebbe ricevuto dal defunto Rocco Cristello, ex boss di Seregno, cugino dei Cristello di Cabiate (tra i quali l'omonimo Rocco che ha fatto a tempo a occuparsi della Perego Strade, prima che questa fallisse), nel 2007.

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