
Cronaca / Circondario
Domenica 13 Gennaio 2019
Un ostello a Civate?
Sondaggio tra cittadini con l’app
Il sindaco di Civate propone l’acquisto del vecchio immobile a scopo turistico e sociale
«È un idea fuori dal programma, per questo vogliamo sondare l’opinione dei civatesi»
CIVATE
Idea: comprare l’ex “Villa Sacro Cuore”, per dotare Civate (e il Lecchese) di un ostello, ricavare alcuni alloggi anche per anziani e casi sociali, inoltre riorganizzare la viabilità tutt’attorno, tra piazza Garibaldi, via Coppola, via Nazario Sauro e piazza San Calocero. La trovata esce dal cilindro dell’amministrazione comunale.
«L’occasione c’è – osserva il sindaco, Baldassare Mauri – in quando, com’è noto, l’immobile e in vendita; le esigenze, per la collettività, ci pare che non manchino, soprattutto considerando proprio la possibilità della riqualificazione viaria e dell’intero contesto, se ce lo aggiudicassimo, mentre di questo passo subiamo le conseguenze del degrado». In quasi un anno, da quando è stata bandita la prima asta, non ci sono stati segnali da parte del mercato, quindi il rischio è che – in mani private - la situazione non si sblocchi tanto facilmente. L’amministrazione vorrebbe dare la spallata, ma prima consulterà i civatesi: «Si tratta di un’iniziativa che non rientra tra i programmi elettorali – spiega Mauri – e che costituisce un importante passo, pertanto preferiamo tastare prima il polso della cittadinanza». Il sondaggio sul futuro da dare a “Villa Sacro Cuore” sarà virtuale: «Lo lanciamo – preannuncia sempre il sindaco – attraverso una App utilizzabile coi telefonini, “Civate Smart”; magari non verrà raggiunta, così, tutta la popolazione, ma pensiamo che questo sia un modo comodo e alla portata di molti, per dire la propria e fornire al Comune un’indicazione sull’orientamento prevalente dell’opinione pubblica. Da parte nostra – ribadisce Mauri – l’idea è di acquisire la proprietà; non verrà demolita, benché uno degli scopi sarà proprio quello di intervenire attorno e riorganizzare finalmente la circolazione alle porte del centro storico; la riconversione avverrà a scopo di promozione del turismo, un volano di tutto interesse per il paese e il territorio; oltre all’ostello, pensiamo ad alcuni appartamentini per rispondere a esigenze abitative, anch’esse tra le priorità dell’amministrazione, dal punto di vista sociale». L’immobile, secondo la perizia del Tribunale, si presenta «in avanzato stato di degrado e abbandono, fatiscente sia negli spazi esterni che interni, senza pregiudicare la statica dell’edificio», tuttavia «si raccomanda di impedire accuratamente l’accesso da parte di chiunque non autorizzato: infatti, non è assolutamente garantita la percorribilità degli interni in condizioni di sicurezza». In più, c’è «pericolo di crollo per il muro di recinzione su piazza San Calocero, che evidenzia una sporgenza nella parte superiore».
Sempre secondo la perizia, il valore è di 639.235 euro. L’edificio - che, dal 1942 al 2001, ha ospitato la casa di riposo - è riconosciuto dalle autorità come bene storico-artistico da tutelare: la Sovrintendenza lo ha incluso nei propri elenchi, considerato che la costruzione risale almeno al 1761. Ciò comporta vincoli. Dopo il trasloco della casa di riposo nella sede attuale, un’immobiliare bergamasca, la “Giovi Srl”, propose un piano di recupero che avrebbe dovuto riguardare circa 5.300 metri cubi: prevedeva spazi commerciali al piano terra e appartamenti negli altri due piani soprastanti. Al contrario, è fallita: così la villa, che un tempo era appartenuta alla nobile famiglia Dell’Oro, sta andando in rovina, ormai da un decennio, tra la preoccupazione generale.
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