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Giovedì 03 Gennaio 2013
Un chiavennasco svela
la magia di Tornatore
Parla Guido Tognoni, esperto di effetti visivi, ha lavorato al film La migliore offerta
Guido Tognoni, esperto di effetti visivi e fratello del chitarrista Carlo, si è occupato delle integrazioni al computer di un thriller ambizioso girato in più città, tra Trieste, Vienna, Bolzano, Milano e il Friuli.
Una storia ambientata nel mondo dell'arte, con un celebre battitore d'aste interpretato da Geoffrey Rush ("Il discorso del re", "I pirati dei Caraibi") chiamato da una misteriosa ereditiera a valutare i beni conservati in una vecchia villa. Tognoni, da una trentina d'anni a Milano ma legato alla valle dove trascorre le vacanze, ci ha raccontato un po' del suo lavoro.
Com'è nata la collaborazione con Tornatore?
«La società per cui lavoro aveva curato gli effetti de "La stella che non c'è" di Gianni Amelio, il cui produttore era Mario Cotone che era anche produttore di "Baaria".
Ci ha chiamato a lavorare su quel film di Tornatore e successivamente sul documentario "L'ultimo gattopardo" e ora "La migliore offerta"».
In cosa consistono gli effetti visivi?
«In Italia più che effetti speciali come nei film alla "Harry Potter", gli effetti visivi riguardano soprattutto la cosiddetta set extension, l'allargamento dei set reali. Sul nostro sito, www.storyteller.it, si possono vedere degli esempi di nostri lavori. In "Habemus Papam" di Nanni Moretti abbiamo moltiplicato la folla in piazza S. Pietro o integrato le scene del balcone dentro la facciata della basilica. In "Diaz" abbiamo creato un corteo di mezzi della polizia o elevato i palazzi di cui era stato costruito sul set solo il primo piano. In "Baaria" abbiamo allungato la strada principale di cui gli scenografi avevano ricostruito solo un tratto. Oppure facciamo degli interventi a correggere i trucchi».
Ne "La migliore offerta" quali sono stati i vostri interventi?
«La parte maggiore riguarda la villa dell'ereditiera e il bar di fronte dove il protagonista spesso aspetta. La strada e il bar sono a Trieste, la villa è invece filmata a Codroipo. Abbiamo dovuto far combaciare tutto. In un'inquadratura ci sono una parte della strada di Trieste, la villa di Codroipo, lo sfondo che è Vienna e un'altra parte girata a Milano! Il robot è invece una creazione dello scenografo Maurizio Sabatini. Abbiamo solo cancellato i fili che lo muovevano».
Come si svolge il vostro lavoro?
«Lavoriamo dopo le riprese, in parallelo al montaggio. Dopo che il regista e il montatore hanno scelto i ciak migliori delle diverse scene, interveniamo per togliere o aggiungere, a seconda delle richieste. È un lavoro molto lungo che dura anche mesi: facciamo diverse versioni delle inquadrature che di volta in volta sottoponiamo al regista finché si trova la soluzione giusta. A volte è anche molto complicato, ma alla fine si trova un modo e la sfida è molto avvincente. Una delle cose più complicate è inserire delle immagini dal vivo dentro immagini ricostruite in 3D, soprattutto quando ci sono movimenti della macchina da presa o spostamenti dei personaggi. Per fare questo al meglio dobbiamo andare sul set mentre si girano le scene su cui dovremo intervenire. Per me è la parte più stressante perché bisogna prendere decisioni molto in fretta».
Com'è Tornatore sul lavoro?
«E' molto preciso, ha le idee molto chiare su quello che vuole. Ha il film in testa e conoscendolo si impara a capire quello che vuole. E nelle pause di lavoro è una miniera di aneddoti bellissimi sul cinema».
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