Il confronto è impietoso. L’estate comasca lascia al palo quella lecchese per una serie di eventi che oltre a proporre personaggi e manifestazioni di grande livello, hanno saputo coinvolgere l’intera città. Su tutti citerei i quattrocento cantanti e musicisti “presi dalla vita”, come scrive Bruniati, per la messa in scena de “I pagliacci” di Leoncavallo, che dicono molto sull’organizzazione e sulla volontà di rendere “diffusi” gli eventi.
A Lecco, in questa estate, sono state organizzate molte manifestazioni ma peccano di visibilità e incisività e soprattutto mancano di punte di eccellenza capaci di calamitare l’attenzione. Insomma, in questa estate 2015 il derby con Como l’abbiamo perso e male. Lo sottolineiamo non per masochismo ma nella speranza che un poco di sano orgoglio lecchese ci spinga il prossimo anno a scegliere una diversa prospettiva, un diverso respiro. Si tratta innanzitutto di puntare alto, nel senso di uscire da un certo provincialismo che rischia sempre di sfiorare la mediocrità. E questo non significa abbandonare quelle che sono le nostre tradizioni ma cercare di rinnovarle.
Prendiamo come esempio l’eterno Alessandro Manzoni. La sua figura e la sua opera restano un punto fermo ma non possono essere proposte secondo canoni scolastici. Abbiamo Villa Manzoni, anche se claudicante, abbiamo il museo manzoniano, potremmo avere un itinerario decente dei luoghi del romanzo, ma tutto questo non basta. Interessa, forse, a qualche professore che si trascina dietro le scolaresche recalcitranti, niente di più. La via da seguire e da incrementare è quella del Manzoni pop, è quella di un Elio delle Storie Tese che ha riempito il Teatro della Società di giovani che hanno passato due ore a sentir parlare di Renzo Tramaglino e dei Promessi Sposi. Ci vuole coraggio, iniziativa ed una sana componente di irriverenza. Compito degli amministratori sarà quello di far fronte alle rinomante carenze economiche, con la ricerca della collaborazione di investitori privati, che vanno però coinvolti su progetti ambiziosi.
Non bisogna avere paura di osare, occorre piuttosto ricercare non solo degli sponsor ma anche dei partner con cui condividere proposte culturali di alto profilo e di grande fascino. L’esperienza ci dice che se le idee sono valide è sempre più facile trovare chi può avere la volontà di sostenerle. Como può essere un esempio con la tradizione del festival cinematografico, l’opera lirica e le tante proposte che hanno mobilitato la città.
Ma abbiamo una dimostrazione di sana efficacia propositiva anche molto più vicino. A Mandello, per il terzo anno consecutivo, a giugno si è svolto il Festival Jazz “ControCorrente” e per la terza volta vi ha partecipato il grande trombettista Paolo Fresu, insieme ad altri nomi illustri del jazz italiano ed internazionale. Questo è stato possibile grazie alla volontà e alla passione degli amministratori di un Comune piccolo, rispetto a Lecco, che non ha soldi da buttar via e che è riuscito a trovare i fondi per una manifestazione che riempie il teatro e la piazza antistante.
Questo significa che se si hanno le idee e soprattutto vi si crede, nulla è impossibile. Nella nuova amministrazione cittadina c’è, come assessore, proprio Riccardo Mariani, l’ex sindaco di Mandello, che ha voluto e sostenuto quella manifestazione. Qualche suo consiglio non sarà, dunque, da buttar via. Solo in questo modo l’anno prossimo potremo giocare un derby che magari non ci vedrà vincitori, ma in cui potremo dire anche la nostra.
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