Cronaca
Mercoledì 27 Aprile 2016
Tumori e controlli
Perché Chernobyl
ci fa ancora paura
Trent’anni dopo, restano le verifiche sulla radioattività
«Più problemi alla tiroide? Non è certa la correlazione»
La parola Chernobyl entra nelle nostre vite il 26 aprile 1986. All’una, 23 minuti e 45 secondi esplode la centrale “Lenin” in Ucraina, allora Unione Sovietica.
Martedìi, trentesimo anniversario del più grave incidente nucleare della storia, la parola Chernobyl è tornata nei telegiornali, sul web, nelle scuole, al bar. La nube radioattiva, le vittime, i bimbi malati, ma anche le misure di sicurezza che scattarono alle nostre latitudini (a partire da quelle sugli alimenti, come latte e funghi). Trent’anni dopo, quel ricordo fa ancora paura.
«La sorveglianza della radioattività ambientale prosegue ancora oggi - spiegano dall’Ats dell’Insubria (ex Asl) - Il piano integrato di controlli prevede la verifica della radioattività in matrici alimentari predefinite: latte intero fresco, pesci di lago, cinghiali. I campioni vengono poi analizzati dall’Arpa di Milano».
Una volta al mese viene prelevato un campione di latte da allevamenti della provincia di Como, 8 volte l’anno si fanno verifiche sul pesce di lago e 2 volte sugli ungulati. «Negli ultimi 15 anni i valori sono sempre stati negativi, al di sotto dei limiti di norma». Roberta Marzorati, pediatra comasca, nel 1986 lavorava in città e ricorda: «Tra i genitori c’era allarme, erano spaventati. Le autorità avevano dato l’indicazione di evitare il latte di latteria perché le mucche potevano aver ingerito erba contaminata. Inoltre c’era il divieto sui funghi e altre precauzioni rispetto alla verdura. Mi stupì il fatto che, mentre da noi c’era tutta questa attenzione, in Svizzera non vennero presi particolari provvedimenti».
Molti si sono soffermati, in particolare, sull’aumento dei tumori alla tiroide, visto che questa ghiandola capta lo iodio e all’epoca circolava iodio radioattivo. «Vero che si è registrata una crescita di casi negli ultimi decenni, in Italia e anche nelle nostre zone - rispondono gli esperti comaschi - ma non si può dire che esista un legame certo con Chernobyl».
I dati del registro tumori della provincia di Como dicono che i nuovi casi sono una cinquantina l’anno e la patologia colpisce in prevalenza donne; i decessi per tumore alla tiroide sono meno di 20 l’anno, sul nostro territorio.
Trent’anni dopo, il 23% del territorio della Bielorussia è ancora contaminato (soprattutto dal Cesio-137), il 4,8% dell’Ucraina, lo 0,5% della Russia.
La radioattività sprigionata dall’incidente fu 200 volte superiore alla potenza della bomba atomica sganciata su Hiroshima.
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