Tuffi a Valmadrera, il pontile come un trampolino. «Un serio problema di sicurezza»

Il pontile della Navigazione pubblica di Parè è diventato a tutti gli effetti un trampolino: tuffi con capriola, con lunga rincorsa e persino con la ciambella lanciata in acqua da chi si sente meno esperto e preferisce buttarsi piano, in tranquillità e sicurezza. Insomma: altro che sfida mordi e fuggi: per chi - in una giornata come ieri, festiva e calda - sceglie il pratone come spiaggia, il pontile è un accessorio pressoché naturale, a mo’ di acquafan. A rendersi protagonisti di evoluzioni e - per così dire, prodezze - ieri è stato un gruppo di giovani (però non giovanissimi) di nazionalità ucraina, abbastanza habitué del posto, a quanto è stato possibile apprendere. Si sono divertiti per un pezzo, senza fretta, attorno alle 13 e - va detto - senza nemmeno suscitare sdegno o perplessità da parte dei molti altri bagnanti presenti (a coppie, gruppi, famiglie di nazionalità diverse e, naturalmente, anche molti italiani).

Come fosse il passatempo più scontato, alla luce - è il caso di dire - del sole, tutti i divieti sono stati bellamente infranti e gli sbarramenti scavalcati. I giovani si sono divertiti a tuffarsi, tanto quanto a nuotare, per poi risalire arrampicandosi sulle strutture del pontile stesso; in precedenza, le segnalazioni dei giorni scorsi avevano riguardato invece tuffi rapidi, azzardati dalla sommità dei piloni bianchi e azzurri, in quel caso da parte di adolescenti perlopiù magrebini. Ieri, all’arrivo del battello da Lecco (che ha imbarcato diversi turisti per Bellagio, alcuni fino ad allora testimoni dei tuffi stessi) i giovani nuotatori si sono spostati.

Secondo l’addetto al pontile «è un continuo: io arrivo e loro se ne vanno; chiudo il cancelletto, me ne vado io e loro tornano. D’altronde, il nostro ruolo non è quello di vigilantes: non abbiamo nemmeno l’autorità per farlo. Non è in nostro potere imporre, vietare o altro: questo spetta alla polizia locale e alle altre autorità. Se non ci sono, i ragazzi arrivano: noi non possiamo impedirlo né prendere dei rischi in caso di alterchi». La situazione, così, si trascina irrisolta, coi pericoli già evidenziati persino dal comandante della polizia locale, Cristian Francese che, giorni fa, aveva sollevato il caso: «I tuffatori vanno a generare un serio problema di sicurezza e un notevole disservizio». In presenza di estranei sul pontile o di persone in acqua nello spazio destinato all’attracco, i battelli non si possono infatti fermare, per evitare incidenti tra cui la collisione tra natanti e nuotatori o le conseguenze per questi ultimi dell’onda provocata dal motore.

Poco o nulla è cambiato a Paré dopo la pubblica denuncia di Francese, ma - nella sostanza - neppure nel vicino comune di Malgrate dove ieri il lungolago è tornato a essere fruito come spiaggia libera da molti: un po’ meno, forse, che in passato - complice anche il bollino nero sulle strade e l’appetibilità di altre mete in agosto - ma pur sempre tutti in costume da bagno su quella che dovrebbe essere una passeggiate tra le più chic del Lario. Per i turisti e gli avventori dei locali, il panorama del famoso ramo di lago continua dunque a rimare con torsi nudi, palla e salviettone.

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