Società e Costume
Sabato 15 Gennaio 2011
Trovati in Eritrea
fossili di «Homo»
Datati un milione di anni fa: è un tipo di reperto rarissimo. La scoperta di un'èquipe della Sapienza, avvenuta il 13 dicembre scorso, fornisce nuove indicazioni su un periodo chiave, ma anche tra i più oscuri, della storia evolutiva del genere Homo
Lo scavo, coordinato da Alfredo Coppa del dipartimento di Scienze ambientali e condotto da ricercatori della Sapienza, delle università di Firenze, Padova e Torino, del Museo Pigorini di Roma, del Museo nazionale Eritreo di Asmara e del Museo nazionale di storia naturale di Parigi, è stata resa possibile anche grazie al recente aumento del budget che la Sapienza destina ai Grandi scavi archeologici, in cui rientra il Progetto internazionale Buya.
I ricercatori hanno potuto raccogliere nell'area di Mulhuli-Amo, in Dancalia, una porzione di osso frontale umano, comprensiva del toro e di parte dell'orbita, verosimilmente attribuibile a Homo ergaster/erectus. Dallo stesso contesto provengono anche tre ulteriori frammenti di calotta cranica e altri elementi minori dello scheletro post-craniale. Il sito si presenta intatto, spiegano i ricercatori, e nelle prossime campagne si procederà al suo scavo sistematico, finalizzato al recupero di ulteriori reperti umani fossili e alla più precisa definizione del contesto cronologico, ambientale e culturale.
Già ora è possibile stabilire che si tratta di un'area estremamente ricca di manufatti litici di tipo acheuleano, che ricoprono a centinaia la superficie intorno al sito. In associazione ai manufatti è presente una grande quantità di fossili di elefante, ippopotamo, rinoceronte, bufalo, antilopi di varie taglie, coccodrilli, tartarughe, varani, serpenti: questi ritrovamenti testimoniano la ricca biodiversità dell'ambiente all'epoca di formazione del deposito, probabilmente un antico delta sulla sponda di un lago.
Questa nuova scoperta premia un lungo e paziente lavoro di campo iniziato in Eritrea oltre 15 anni fa e culminato nel 1995 con il rinvenimento del cranio di Homo ergaster/erectus UA-31, in uno stato eccezionale di conservazione.
«Emerge quindi, ancora una volta e in modo sempre più evidente - concludono i ricercatori - come questa sia una delle aree a più alta potenzialità per la ricostruzione della storia evolutiva della nostra specie. Si tratta infatti di un periodo in cui si sviluppano le direttrici che porteranno, circa quattrocentomila anni più tardi, alla comparsa dei nostri diretti antenati e, in seguito, all'affermazione della specie sapiens in quella stessa area».
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