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Martedì 04 Giugno 2013
Troppo freddo e pioggia
Le api sono impazzite
Un apicoltore: "Purtroppo questi sciami impazziti sono prodotti dal cattivo tempo di questa strana stagione. Le api non possono uscire dall'arnia perché piove e fa freddo e, impazziscono"
SONDRIOSciamature impazzite. Così si chiamano in gergo tecnico e evocano quei nuguli di api che il simpatico Yoghi inseguiva nel parco di Jellistone... Irraggiungibili per il simpatico orso e difficili da "catturare" anche per l'ignaro cittadino che se le può trovare, assemblate, fino a 30mila, nell'albero del proprio giardino o nella canna fumaria.
Come è accaduto solo pochi giorni fa ad un cittadino di Borgonuovo di Piuro, Federico Lisignoli, alle prese, per alcuni giorni, con presenze di api in salotto e incapace di farsene una ragione. Salvo rendersi conto, ad un certo punto, che, probabilmente si erano accasate lungo la canna fumaria del camino. Di cui l'attivazione dei tecnici Asl che, a loro volta, hanno fornito i nominativi dei produttori apistici da chiamare per risolvere, nel modo migliore, il problema. Diffuso, in questo periodo, e molto. Perché il fenomeno delle sciamature impazzite sta interessando tutta la provincia di Sondrio, non certamente solo la Valchiavenna. «Veniamo chiamati spesso in questi giorni - precisa Giampaolo Palmieri, presidente dell'Associazione produttori apistici della provincia di Sondrio - per recuperare sciami di api arroccatesi qua e là, nei giardini o in luoghi di case e condomini da loro giudicati tranquilli e idonei ad "accasarsi". Io stesso ho dovuto intervenire, l'altra sera, nei pressi di Palazzo Martinengo a Sondrio, così come ci hanno chiamati cittadini del capoluogo che vivono in condomini o persone che si sono ritrovate con sciami di api sugli alberi del giardino. In questo caso può essere difficile recuperarli quando vanno ad accasarsi in cima ad alberi molto alti».
«Diversamente, il recupero è del tutto fattibile, ma bisogna chiamare persone esperte, non affidarsi al fai da te. Per vero che queste api sono poco pericolose, perché sono talmente satolle di miele che non hanno interesse ad attaccare l'uomo, però, per il loro recupero è indispensabile la presenza di un apicoltore».
Che, munito generalmente di un contenitore, o di un'arnia vera e propria quando lo sciame è grosso, bardato di tutto punto, si avvicina allo sciame e cerca di indurlo ad entrare nell'arnia-contenitore spruzzando verso le api del fumo prodotto con una bomboletta apposita. Con delicatezza e decisione, questo stratagemma finisce per spingere le api nel contenitore e, se si riesce nell'intento di far entrare l'ape regina, ecco che le operaie la seguono di getto senza opporre resisenza. Così, l'alveare è salvo con buona pace di tutti. A Borgonuovo, in casa Lisignoli, è intervenuto con maestria l'apicoltore Cleto Longoni, indicato ai richiedenti dall'Asl locale.
«Purtroppo questi sciami impazziti sono prodotti dal cattivo tempo di questa strana stagione - chiarisce Palmieri -. Le api non possono uscire dall'arnia perché piove e fa freddo e, impazziscono. Impossibilitate a restare in troppe nell'arnia, producono una nuova regina e se ne volano via, in parte, con lei. Arrivano a spostarsi anche di dieci chilometri cercando un luogo tranquillo».
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