Cronaca / Morbegno e bassa valle
Mercoledì 25 Ottobre 2017
Traona, otto anni per il processo
Approda in aula una delle inchieste più complesse degli ultimi anni in Bassa Valtellina. Reati in odor di prescrizione e giudici con la valigia in mano. Se ne riparlerà la prossima primavera.
Quando di mezzo ci sono strumenti urbanistici e relativi iter amministrativi, in un’indagine vanno sempre messi in conto lungaggini e ritardi, perché, spesso, per fare luce sui presunti reati, vengono chiamati in causa tecnici ed esperti. Ci vogliono anni per mettere in fila i documenti, anni per analizzarli. E se di mezzo ci sono intercettazione telefoniche, poi, apriti cielo.
E il caso di Traona - due filoni distinti che risalgono entrambi al 2010, uno relativo a un cambio di destinazione d’uso dei terreni all’ex discarica Valletta e l’altro inerente l’appalto per il trasporto degli alunni - non fa eccezione: 7 gli anni per arrivare alla convocazione dell’udienza filtro, altri 10 mesi per poter dichiarare aperta l’udienza in Tribunale.
Ieri, intanto, il collegio giudicante presieduto dal presidente del Tribunale di Sondrio Giorgio Barbuto (a latere Barbara Della Nave e Marta Paganini, giudice preso in prestito dalla Sezione civile) dopo aver deciso di riunire i due procedimenti in un unico processo, ha subito messo le mani avanti avvisando che la prossima udienza (12 dicembre) non potrà essere che una mera formalità dal momento che occorrerà attendere l’arrivo dei nuovi magistrati (Paganini è in fase di trasferimento), visto che quelli in forza al Tribunale di Sondrio sono tutti incompatibili: qualsiasi decisione presa oggi rischia di essere invalidata domani.
«Se ne riparlerà quindi ad aprile-maggio del prossimo anno». Un lungo lasso di tempo che potrà - se il caso - essere utilizzato dalla pubblica accusa (ieri in aula il pm Giacomo Puricelli) per chiedere la trascrizione delle intercettazioni telefoniche. Nessuno in aula ieri si è scaldato per chiederle (non è certo interesse della difesa) e lo stesso presidente ha raccomandato alla pubblica accusa di vagliarle con attenzione onde evitare la trascrizione di «materiale datato» e quindi «un esborso per le casse dell’erario», inutile aggiungiamo noi.
Eh sì, perché l’altro problema che questo processo dovrà affrontare - ieri l’istanza è stata respinta - è l’interventuta prescrizione che ridurrà all’osso i nomi che compaiono nel lunghissimo capo di imputazione e relativi reati.
Ieri, quindi, il processo ha mosso i primi passi cercando di organizzare il dibattimento che si annuncia lungo non solo per i tempi di attesa, visto che tra testi della pubblica accusa - una sessantina in tutto - e quelli della difesa si arriverà tranquillamente a 100 citazioni.
L’udienza si è aperta con la richiesta del pm Puricelli di riunire i due filoni in un unico processo, poi si è passati alla costituzione delle parti civili: nonostante le eccezioni sollevate dal difensore di Belli (l’avvocato Gino Ambrosini ha sostenuto l’assenza di un diritto personale o patrimoniale collegato ai reati contestati) è stata ammessa quella dell’architetto Giuseppe Negri, firmatario del primo esposto presentato sulla vicenda, anche se la legittimazione della sua posizione dovrà essere verificata nel corso del processo. Nel filone “trasporto alunni”, si è invece costituito il Comune di Traona.
È stata poi la volta delle eccezioni preliminari. La prima, la più corposa, sempre a firma dell’avvocato Ambrosini, ha riguardato l’intervenuta prescrizione di alcuni reati ed era finalizzata a chiedere il non doversi procedere. Una questione alquanto tecnica che prende le mosse dal fatto che l’avviso di interrogatorio fosse contenuto nell’avviso di conclusione indagini.
Stando alla difesa di Belli l’interrogatorio è un’attività tipica delle fase di istruttoria e quindi, a logica, non rientra nelle conclusioni delle indagini. Un cavillo giuridico, penserà il lettore. E invece no, è questione sostanziale, se torniamo al discorso dei tempi processuali. E non è un caso che l’avvocato abbia posto l’accento proprio sui ritardi. «Non capisco perché siamo qui a cavillare su un problema giuridico sofisticato - ha detto l’avvocato Gino Ambrosini - quando la Procura lo ha lasciato (il fascicolo, ndr) dormire per sei anni e poi si è “svegliata” chiedendo contestualmente l’interrogatorio degli indagati nella conclusione delle indagini».
Ma il Tribunale - richiamando peraltro il pronunciamento della Cassazione su una sentenza motivata a Sondrio - ha rigettato l’eccezione di prescrizione così come quelle di nullità presentate anche da altri avvocati.
Per entrare nel vivo del processo occorrerà attendere almeno altri sei mesi (più facile che si andrà verso l’estate che non la primavera), con buona pace di molti imputati che confidano sulla prescrizione dei reati (quasi il 90%). Molti, ma non tutti. C’è anche chi avrebbe voluto affrontare un dibattimento per dimostrare le proprie ragioni e contrastare così nel merito le tesi dell’accusa.
Un diritto sancito da ben tre gradi di giudizio nel nostro ordinamento, ma - a quanto pare - un lusso, visti i tempi della giustizia. Lusso che un imputato può permettersi solo rinunciando alla prescrizione.
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