Traffico di rifiuti a Livigno, colpo di scena
al processo: l’accusa non potrà usare
le intercettazioni telefoniche e ambientali

Il motivo? Un ritardo nella richiesta di proroga delle indagini da parte della Procura di Milano. Un errore procedurale che costerà caro all’accusa, che si vede cancellare dagli atti le prove su cui poggiavano le ipotesi di reato di corruzione, concussione e peculato

Colpo di scena nel processo nell’ambito dell’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Sondrio con la Guardia di finanza e diretta dalla Direzione distrettuale antimafia, che nel luglio del 2022 ha scosso Livigno. L’accusa rappresentata questa mattina a processo dal Pm milanese De Tommasi, non potrà utilizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali per portare avanti l’accusa nei confronti del principale imputato, l’ex comandante della Polizia locale del Piccolo Tibet Cristoforo Domiziano Franzini, e di alcuni dei commercianti a processo.

Lo ha deciso il collegio giudicante, che ha accolto la richiesta degli avvocati difensori degli imputati accusati, oltre che di traffico illecito di rifiuti, anche di vari reati contro la Pubblica amministrazione. Una vittoria per le difese, che avevano presentato un’istanza proprio per chiedere che tutte le prove prodotte dopo I primi sei mesi di indagine venissero dichiarate inutilizzabili. Il motivo? Un ritardo nella richiesta di proroga delle indagini da parte della Procura di Milano. Un errore procedurale che costerà caro all’accusa, che si vede cancellare dagli atti le prove su cui poggiavano le accuse di corruzione, concussione e peculato. Resta tutto invariato invece per quanto riguarda l’accusa di traffico illecito di rifiuti. L’udienza è stata quindi rinviata al 29 ottobre, l’accusa dovrà riorganizzarsi e di conseguenza anche I legali degli imputato reimposteranno le loro linee difensive.

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