Cronaca / Lecco città
Lunedì 18 Gennaio 2016
Torrente Caldone
sotto osservazione
Uno studio affidato al Politecnico, ci sono rischi da valutare. Attività sperimentali di ricerca per capire cosa fare
Sorvegliato speciale: il Caldone è il torrente più importante della città. Il torrente un tempo “arancione” per le tante fabbriche e officine che scaricavano in acqua i resti della lavorazione. Importante per la sua lunghezza, si parla di 7 chilometri e mezzo di tracciato, e per il suo bacino con portata attorno ai 24 chilometri quadrati, il Caldone, supera il Gerenzone e il Bione, gli altri due grandi torrenti della città, per i rischi esondazione.
Nasce ai piedi del Resegone e dopo aver percorso la valle dei Merli scende nella conca alluvionale di Lecco fino a gettarsi nel Lario. Comunemente chiamato torrente per distinguerlo dall’Adda, il fiume per eccellenza in cui sfocia, ha carattere perenne e la sua portata si presenta sempre abbondante in qualunque mese dell’anno, tanto essere stato definito dai cartografi come un fiume a tutti gli effetti. Sopra la Bonacina accoglie nel suo corso le acque del torrente Grigna che proviene da Ballabio.
Il suo tracciato scorre tra zone impervie, che spesso devono fare i conti pure con la scarsa pulizia e manutenzione. Oggi non è più possibile camminare affiancando l’intero percorso del Caldone, in quanto le opere di urbanizzazione lo hanno mutato e coperto. In particolar modo nel suo tratto finale che fu coperto negli anni Sessanta.
A rischio in centro città, nei momenti di massima piena viene tenuto sotto controllo anche alla Bonacina, e scendendo da lì in zona Garabuso.
Ora il Comune ha affidato al Politecnico di Lecco uno studio proprio dedicato al Caldone.
Le attività sperimentali di ricerca che saranno realizzate sul torrente permetteranno di redigere delle linee guida per un’analisi del dissesto idrogeologico, focalizzando l’attenzione sulla valutazione e pianificazione territoriale, per la previsione, prevenzione e gestione del rischio.
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