Cronaca / Lecco città
Giovedì 14 Settembre 2017
Telemedicina e appalti Sanità
I giudici smantellano l’inchiesta
Si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati il processo di primo grado sulle presunte irregolarità negli appalti per la cosiddetta “Telemedicina” e per servizi assicurativi e di brokeraggio in alcuni ospedali lombardi.
Lo ha deciso ieri pomeriggio la decima sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Gaetano La Rocca, che a carico di due imputati già assolti, per un paio di capi di incolpazione a loro contestati, ha anche dichiarato la prescrizione del reato.
Le motivazioni saranno depositate entro 75 giorni.
Si tratta della cosiddetta “Operazione Vendemmia” condotta dalla Digos della Questura cittadina. Al centro del processo, presunti appalti pilotati per il progetto affidato alla società Multimedia Hospital di installare in 26 ospedali lombardi un canale televisivo a circuito chiuso con informazioni sanitarie e pubblicità e per contratti di assicurazione e brokeraggio nelle aziende ospedaliere.
Formula piena per l’ex assessore regionale alla Famiglia nonchè ex sindaco di Lecco Giulio Boscagli, per il quale già il pubblico ministero Eugenio Fusco aveva chiesto l’assoluzione. Assolto l’allora dg dell’azienda ospedaliera di Desio-Vimercate, il lecchese Maurizio Amigoni, e la meratese Cristina Clementi, direttore della struttura approvvigionamenti e istruttore della pratica (dichiarato il non doversi procedere per quanto attiene la prima delle due tranche di gare indette),assoluzione anche per il meratese Luca Stucchi, ora come allora dg dell’ospedale di Mantova (è stato ritenuto prescritto il reato di corruzione). Ovviamente soddisfatti della sentenza Boscagli e il suo difensore, l’avvocato Richard Martini. «Sono stati cinque anni di sofferenza però - precisa l’ex assessore regionale alla Famiglia -. E sono ulteriormente soddisfatto che tutti gli imputati siano stati assolti. In filigrana, è stato un processo ai ciellini e alla Sanità lombarda. Dei dieci imputati, almeno cinque appartengono infatti al movimento. Parte delle indagini e le domande del pm erano volte a dimostrare che la Sanità lombarda era in mano a una cricca di funzionari ciellini disonesti e che la Sanità lecchese era il centro della combutta. Tutte bufale. Inutile dire che questa inchiesta è stata una delle cause per le quali non mi sono ricandidato. Oggi ne esco pienamente assolto, ma certamente l’amarezza resta». «Dopo cinque anni di calvario viene riconosciuta la piena insussistenza di un’inchiesta mastodontica che è costata fior di quattrini ai contribuenti - gli fa eco l’avvocato Martini -. Credo ci sia da riflettere».
«Giustizia è fatta dopo tanti anni di sofferenza», commenta l’avvocato Marcello Perillo, difensore di Cristina Clementi, scoppiata a piangere alla lettura del dispositivo.n
Antonella Crippa
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