Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 22 Dicembre 2013
Tarabini: «Teniamo
viva l’autonomia»
Il senatore dei Popolari Retici d’accordo con la linea politica del presidente Sertori - «Finora ha compiuto un solo errore: non seguirci sull’iniziativa del referendum»
Mentre il simbolo della battaglia per il mantenimento dei pieni poteri della Provincia, compare anche sull’edificio simbolo dell’unità provinciale - il campanile di Madonna di Tirano -, Eugenio Tarabini, senatore fondatore del movimento autonomista dei Popolari retici, si schiera a fianco del presidente di palazzo Muzio Massimo Sertori rilanciando con forza quello che lui stesso definisce lo spirito autonomista del territorio, «l’unico capace di far valere le ragioni della nostra terra».
È comparso anche sul campanile del santuario della Madonna di Tirano,sulla balaustra dove i padri esposero il tricolore al momento dell’unione della provincia al Regno d’Italia, il drappo bianco con la scritta “So”. «Quella sigla - sottolinea Bruno Ciapponi Landi, assessore del Comune di Tirano - dà riscontro alla volontà popolare espressa in modo straordinariamente unitario dall’adesione alla giusta rivendicazione degli enti locali, dei parlamentari d’ogni colore, delle forze politiche, imprenditoriali e sindacali valtellinesi e valchiavennasche, interpreti della volontà popolare in una unità di intenti senza precedenti. È importante che in una valle la cui identità storica è tanto legata alla religiosità, dove la dimensione parrocchiale per secoli ha surrogato o addirittura sostituito l’identità civile, la chiesa abbia una parte autorevole e mediatrice a sostegno della giusta rivendicazione istituzionale, condivisa super partes. L’unica basilica della provincia, sintesi religiosa e civile di identità popolare, ben si presta a rappresentare l’unità per la quale le genti di Valtellina e Valchiavenna si stanno battendo».
Un movimento di rivendicazione al quale aderisce con grande convinzione il senatore Tarabini che, in qualità di presidente della Provincia siglò per primo il patto per l’ottenimento del demanio idrico con Belluno e Verbano Cusio Ossola, gli altri due territori montani, mostrando grande lungimiranza. Quella che non riconosce al disegno di legge Delrio - «che non sta in piedi » - e neppure al suo successore a palazzo Muzio Fiorello Provera «che - dice - si è acquietato sui sovracanoni senza insistere per l’ottenimento del demanio idrico» e che «ha sulla coscienza il colpo di mano di Formigoni che ha fatto cancellare quel diritto acquisito».Mentre riconosce grandi meriti a Sertori «che - dice - si è mosso con accanimento e notevole intelligenza portando all’interno della Lega quella sensibilità autonomista che ai tempi della mia giunta lasciava il Carroccio del tutto indifferente». E al quale però addebito un unico errore: aver proseguito sulla strada della raccolta firme invece di sposare l’iniziativa referendaria dei Popolari retici.
Una battaglia sacrosanta quella per l’elettività dell’ente secondo Tarabini secondo cui la riforma Delrio non può stare in piedi per svariate ragioni come, tra le altre, quella che prevede che ci siano un presidente, necessariamente un sindaco non pagato, e nessun organo esecutivo. «Ma come può essere affidata la gestione dell’intera provincia a chi è già assorbito dai compiti, gravosi, di sindaco?» si chiede il senatore. Ma Tarabini che si dice pessimista sul breve periodo, è convinto, seguendo Orazio (la natura fa sempre valere le sue ragioni), che alla lunga il territorio riuscirà ad ottenere un ordinamento adeguato «purché -ammonisce - riesca a tener vivo lo spirito autonomistico».
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