Tanti funghi, ma c’è chi mastica amaro

Attenzione al “porcino del fiele”, immangiabile e simile all’originale. Il micologo: «Ne ho buttati 20 kg»

«Enormi distese di giallini, anomale in questa quantità per il periodo, dai 1500 metri di quota in su, dove stanno spuntando anche i mitici porcini. Ma attenzione, perché mai come quest’anno sono accompagnati dal “porcino del fiele”, fungo amarissimo, non velenoso, ma non commestibile e che rovina l’intero raccolto del porcino doc se deposto nello stesso cestino. Quanto al bosco, in questo periodo, è secco, ma ricco di fogliame, per cui è opportuno muoversi con cautela, partendo di buon mattino e senza ansie da raccolta».

Sono i primi feedback giunti dai micologi dell’Ats della Montagna che, da giovedì 1 agosto fino al 31 ottobre prossimo, possono essere contattati per il riconoscimento dei funghi spontanei freschi attraverso il servizio di ispettorato micologico allestito dall’Ats della Montagna. Sempre su appuntamento telefonico a Chiavenna, Morbegno, Sondrio, Tirano e Dongo, mentre a Bormio il servizio è attivo nelle giornate di lunedì e giovedì pomeriggio, ma, anche in questo caso, telefonare prima è sempre consigliabile.

«Anche se il servizio in se è partito giovedì, come avviene tutti gli anni - dice Stefano Brenz Verca, micologo dell’Ats della Montagna -, abbiamo già visto partite di funghi e, per quanto mi riguarda ho dovuto far buttar via almeno 20 chili di porcini del fiele, non commestibili. Si assiste, infatti, quest’anno, ad una crescita anomala del cosiddetto falso porcino, che sta traendo in inganno parecchie persone. Magari non sono convinte che si tratti del porcino vero, ma lo raccolgono perché gli assomiglia molto e ce lo portano da controllare. Va saputo che il porcino del fiele ha il gambo molto reticolato e il sotto cappella di colore bianco tendente, poi, a diventare rosa, a differenza del porcino vero che ha il gambo liscio e il sotto cappella color crema tendente poi ad assumere un colore verdognolo. Ma è all’assaggio che si capisce subito la differenza, perché il porcino del fiele, dal nome stesso, è amarissimo. Proprio immangiabile e il problema è che se trasportato insieme ai funghi commestibili rende immangiabili anche quelli».

Brenz Verca non consiglia certo di mangiare il porcino del fiele per capire se è quello doc o meno, ma basta metterne un pezzettino micro sulla punta della lingua per gettarlo subito. Le stesse mani si sporcano alla raccolta e assumono l’amaro di questo fungo. «Consiglio attenzione, quindi - dice il micologo -, così come invito gli appassionati dei funghi, e non parlo tanto di turisti, quando di persone del posto, a desistere dal raccogliere funghi, per lo più giallini, quando hanno dimensioni ancora piccolissime. Non ha alcun senso e la cosa costituisce un danno, perché non si permette al fungo, ancora non sviluppato, di sporare e di permettere, così, la crescita successiva. Oltretutto certi giallini grandi un centimetro sono difficili da pulire e vanno lasciati al loro posto. Semmai li si può coprire con un po’ di fogliame e tornare a raccoglierli dopo qualche giorno. Tra l’altro ce n’è un’infinità, intere distese sopra i 1500 metri».

Il che un poco spaventa il micologo «perché non vorrei che si innestasse l’ansia da fungo - dice - per cui ci si lancia in alta quota a caccia di quanti più giallini possibile. Ricordo che non si possono raccogliere più di due-tre chili di prodotto e, tra l’altro, il giallino è un fungo che non va preso e messo nel congelatore come si può fare, invece, con il porcino fatto a fette, ma va precotto. Va messo per 3-4 minuti in padella con scalogno e un filo d’olio per fargli perdere l’acqua dopodiché lo si può mettere nei sacchettini e deporre nel congelatore. In caso contrario può dare fastidiosi mal di pancia».

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