Il Bione chiude? Devono pagare sindaco e assessore. È la sentenza quasi unanime che si sente tra chi frequenta il centro sportivo. Forse è un giudizio sommario, populista (per dirla con una parola in voga), che colpisce chi ha più visibilità e che non tiene conto degli innumerevoli aspetti e delle complicazioni di una vicenda ingarbugliata come poche. Non è facile individuare il colpevole dell’annunciata (e ieri esclusa dal sindaco) chiusura del Bione.
La vicenda del centro sportivo è come una maionese impazzita nelle mani di amministratori – assessore Stefano Gheza e sindaco Virginio Brivio, in primis – e funzionari-tecnici comunali. Un pasticcio che ha tra gli ingredienti anche i soldi che mancano, gli arzigogoli di leggi e regolamenti che complicano e bloccano.
Fare il sindaco e l’amministratore è difficile, oggi più di ieri. Le attenuanti sono numerose ed è giusto considerarle, ma c’è una responsabilità politica alla quale Gheza e Brivio non possono sottrarsi. Ne devono trarre le conseguenze, siano o meno definitive perché non si è mai visto che una città si priva dell’unico polisportivo. Per dirla in altro modo, Brivio e Gheza sono sul punto di essere ricordati come sindaco e assessore allo sport che hanno chiuso il Bione. E Gheza non può scaricare le colpe sui tecnici, come ha fatto. Troppo facile. Gli amministratori hanno chiesto il voto e sono stati eletti per garantire ai cittadini almeno la buona gestione della cosa pubblica (è meglio se c’è anche una progettualità e una visione, ma di questi tempi ci si accontenta).
La responsabilità ultima è sempre di chi amministra. Scaricare le colpe sugli altri non è elegante, ed è controproducente. È come se un allenatore di calcio imputasse ai giocatori la colpa di una sconfitta. Non si fa, anche perché prima o poi la squadra si mette a giocare contro il suo allenatore. È un po’ la situazione che si è creata in Comune a Lecco, dove pare ormai accettato lo strabismo tra gli intendimenti della giunta e l’azione della macchina comunale. Due entità che sembrano muoversi su binari paralleli che non si incontrano (se non all’infinito, ma sarà tardi). Va anche ricordato a tanti dell’opposizione che oggi alzano sdegnati lai, che il problema del Bione si trascina da anni e che niente è stato fatto dalla giunta Brivio (nel primo mandato e in questo), ma anche da quelle che l’hanno preceduta: gli oppositori che oggi alzano il ditino dov’erano? Forse non è mai stata considerata l’importanza, sociale prima di tutto, di una struttura come il Bione.
Negli anni ci si è limitati a mettere qualche toppa, così la situazione del centro sportivo si è trascinata in un equilibrio precario: la valanga che si è abbattuta sull’amministrazione comunale non è arrivata all’improvviso, ha rotolato per anni nell’indifferenza di tutti (o quasi). L’equilibrio ha retto fino alla spallata che tutto ha fatto precipitare.
Resta la sentenza con cui abbiamo cominciato: vox populi, vox dei?
© RIPRODUZIONE RISERVATA