Cronaca
Martedì 30 Gennaio 2018
Strage di Erba, basta perizie
No agli esami chiesti dalla difesa
La Corte d’Appello di Brescia ha respinto la richiesta di incidente probatorio dei legali di Rosa Bazzi e Olindo Romano
La Corte d’Appello di Brescia ha respinto la richiesta di incidente probatorio, dichiarandola inammissibile, su alcuni reperti che era stata avanzata, tramite i loro difensori, da Olindo Romano e Rosa Bazzi, la coppia condannata all’ergastolo per la strage di Erba del dicembre 2006. Tra gli esami richiesti quelli sui peli trovati sulla felpa del piccolo Youssef, figlio di Raffaella Castagna, che fu uccisa quel tardo pomeriggio con la madre, Paola Galli, e una vicina di casa, Valeria Cherubini.
Le richieste, presentata in vista di una possibile revisione del processo dagli avvocati di Olindo e Rosa, Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, di nuove analisi per i giudici «appaiono (...) generiche, ed in quanto tali, meramente esplorative e inidonee a superare il vaglio di ammissibilità richiesto dal codice di procedura penale (art. 631) secondo cui gli stessi elementi in base ai quali si chiede una revisione devono «essere tali da dimostrare, se accertati, che il condannato deve essere prosciolto». E ancora, per i giudici di Brescia, che sottolineano che i principali elementi di prova alla base delle condanne definitive sono le confessioni degli imputati e che lo strumento della revisione è «eccezionale» e non «un quarto grado di giudizio», la proposta avanzata dai legali, come si evince dal provvedimento, non è in grado di “scardinare le prove già acquisite» e quindi non presenta “un’astratta potenzialità distruttiva del giudicato con il quale si deve in qualche modo confrontare».
La difesa aveva proposto, «alla luce dei progressi scientifici», esami su campioni biologici, reperti e corpi di reato «affinché possano essere isolati profili genetici, non rilevati durante le indagini espletate nel lontano 2007». Tra questi, oltre alle «formazioni pilifere» rinvenute sulla felpa del piccolo Youssef, anche i margini ungueali delle vittime, un accendino trovato sul pianerottolo della famiglia Castagna, una traccia ematica rinvenuta su terrazzino della casa di Raffaella Castagna, tre giacconi appartenuti rispettivamente a Raffaella Castagna, Valeria Cherubini e Paola Galli, un mazzo di chiavi e pure due tende montate nella casa del signor Frigerio (l’unico sopravvissuto) e la tenda nell’appartamento di Valeria Cherubini alla quale la donna si aggrappò, dopo essere stata aggredita al piano di sotto.
La difesa ha annunciato che ricorrerà contro la decisione
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