Economia / Valchiavenna
Mercoledì 17 Aprile 2019
Strada chiusa, schiaffo ai frontalieri
Viabilità del Maloja: alcune imprese oltre confine offrono assunzioni escludendo chi abita in Valchiavenna. Cameroni (Syna): «Il passo chiude spesso causa valanghe e i datori elvetici preferiscono evitare le assenze».
Il posto c’è, ma non è per candidati valchiavennaschi, perché a causa della strada del Maloja chiusa potrebbero assentarsi. Hanno fatto parlare, nei giorni scorsi, proprio nel bel mezzo della discussione sul tunnel tra Sils e Plaun da Lej, alcune offerte di lavoro pubblicate in Engadina da aziende del settore turistico.
Ogni proposta raccoglie un’elevata attenzione non solo nei Grigioni, ma anche nelle zone italiane di confine. Però stavolta per i frontalieri residenti in Valchiavenna non ci sono opportunità. Ha avuto modo di imbattersi in una situazione di questo tipo, contattando un’impresa che ha pubblicato un annuncio, anche il sindacalista Ivan Cameroni, che in Engadina è responsabile dell’ufficio dove hanno sede l’organizzazione elvetica Syna e l’Inas-Cisl. «Non si tratta di una preclusione verso candidature di lavoratori italiani, visto che per quanti raggiungono l’Engadina dal Bernina non ci sono problemi – precisa -. Il limite riguarda esclusivamente i valchiavennaschi, probabilmente perché rischiano di non potere raggiungere il posto di lavoro in caso di chiusura della strada».
Nel 2018, secondo i dati presentati dall’Ufficio tecnico cantonale, i giorni di chiusura sono stati sei. Oltre a questo episodio, sui forum dei frontalieri ne è stato segnalato un altro nei giorni scorsi. Una scelta, quella delle imprese engadinesi, pienamente legittima, ma che invita alla riflessione sulla questione della viabilità.
Nei giorni scorsi il governo retico ha presentato un progetto che prevede la costruzione di una galleria, con una spesa di 200 milioni di franchi svizzeri, ma anche in caso di prosecuzione dell’iter senza intoppi ci vorranno molti anni di attesa. Dai sei agli otto saranno necessari per la progettazione. Poi si passerà ai lavori e complessivamente si arriverebbe almeno a una dozzina. «Si tratta di un bel passo in avanti, ma purtroppo nel frattempo per i lavoratori della Valchiavenna ci saranno altri disagi - conclude Cameroni -. Speriamo almeno che non si verifichino discriminazioni dovute a questa situazione che non dipende da loro».
Intanto la disoccupazione, nel Cantone dei Grigioni, continua a essere un problema con una rilevanza ben inferiore rispetto all’Italia. Si parla di una percentuale dell’1%. Rispetto al mese precedente, con 1422 senza lavoro, il numero di disoccupati è diminuito di 285 unità. Inoltre sono state registrate 1315 persone non disoccupate alla ricerca di un impiego, che partecipano a misure di perfezionamento professionale o di occupazione, oppure che prestano lavori con un guadagno intermedio. Sommando i due gruppi, in marzo sono state registrate 2452 persone alla ricerca di impiego. Rispetto al mese precedente, questo numero è diminuito di 297 unità. Questo dato riguarda tutto il Cantone. Nelle regioni di confine dove sono impiegati i frontalieri la situazione è ancora meno preoccupante. Nelle ultime settimane, ogni lista con l’elenco dei posti vacanti pubblicata dal collocamento di Samedan comprendeva centinaia di annunci.
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