Stop alla Sondrio Arena, le opposizioni:
«La giunta si scusi per lo spreco di risorse»

A frenare la giunta è stata oltre all’insostenibilità economica di medio-lungo periodo anche l’indisponibilità attuale della cifra necessaria: i costi stimati per la realizzazione sono passati dai 17 milioni dello studio di fattibilità, ai 30 milioni del progetto definitivo fino ai 32 milioni dell’esecutivo

«La giunta si scusi per lo spreco di risorse pubbliche». Ossia il milione di finanziamento ottenuto per la progettazione sul bando Italia City Branding.

All’indomani dell’annuncio da parte dell’assessore allo Sport Michele Diasio dello stop alla realizzazione della Sondrio arena, struttura pensata per ospitare gli sport del ghiaccio e dell’arrampicata sportiva, ma anche eventi e concerti, in assenza delle condizioni minime - disponibilità della dotazione finanziaria e sostenibilità economica -, arrivano le reazioni degli esponenti dei gruppi di opposizione. Sono in particolare Alberto Maspero di Sinistra per Sondrio e Simone Del Curto (Futuro insieme), sfidante del sindaco Marco Scaramellini lo scorso anno a far sentire la propria voce «sull’ennesimo imbarazzante capitolo nella vicenda». «Quasi un milione di euro di soldi pubblici è stato speso tra studio di fattibilità (35mila), studio di sostenibilità economica (21mila) e progettazione (855mila) per un’opera che, come abbiamo denunciato, non sarebbe mai stata realizzata» dicono.

I due ci tengono a chiarire di essere favorevoli ad una struttura indoor di livello in cui praticare l’arrampicata sportiva, «struttura che manca e che avrebbe potuto attirare in città nei giorni di maltempo i numerosi turisti da tutto il mondo che si recano nella vicina Valmasino per scalare», ma non alla pista di pattinaggio a cui è stato legato il destino dell’arrampicata. «L’idea di dotare Sondrio di un palaghiaccio ha incontrato fin da subito lo scetticismo e la contrarietà dell’opposizione, preoccupata dagli ingenti costi di gestione dell’impianto - ricordano -. Nell’analisi di sostenibilità che aveva fatto propendere per la versione a capienza ridotta (1.70 spettatori), si ipotizzava una spesa per la sola energia elettrica per la produzione di ghiaccio pari a 475 mila euro all’anno, che sarebbero scesi a 237 mila se la pista fosse stata aperta solo d’inverno. Cifre forse drogate dai costi dell’energia che avevano toccato un picco storico, ma che suggerivano che la pista di pattinaggio avrebbe avuto un margine operativo lordo fortemente in negativo. Perdita che sarebbe stata solo parzialmente recuperata dagli utili che si ipotizzava avrebbe potuto generare la palestra di arrampicata, caratterizzata per sua natura da costi di gestione più limitati. Indipendentemente dal prezzo unitario dell’energia, il tema del consumo energetico rimane attuale. Puntare su una struttura estremamente energivora come un palaghiaccio, come avevamo già dichiarato, è fuori dal tempo. Come è fuori dal tempo consumare suolo in una delle poche aree ancora verdi della città».

A frenare la giunta è stata oltre all’insostenibilità economica di medio-lungo periodo anche l’indisponibilità attuale della cifra necessaria: i costi stimati per la realizzazione, ricordano i due, sono passati dai 17 milioni dello studio di fattibilità, ai 30 milioni del progetto definitivo fino ai 32 milioni dell’esecutivo. «La giunta si scusi con i cittadini per il grande spreco di risorse pubbliche generato dalla sua megalomania, che ha bruciato in un progetto irrealizzabile il finanziamento di Italia City Branding - concludono i due -. Continueremo a vigilare perché questa cattedrale nel deserto rimanga per sempre nel cassetto e perché non si sprechino altre risorse per progettarne altre».

© RIPRODUZIONE RISERVATA