Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 19 Marzo 2018
Stop ai frontalieri scatenati al volante
Non si tratta di casi isolati e sui social network monta la preoccupazione degli altri automobilisti. Dall’esasperazione alla proposta: raccogliere fotografie, video, nomi e targhe da consegnare in dogana
Sorpassi in curva, slalom fra le auto sui rettilinei a velocità folli, chilometri percorsi attaccati al paraurti dell’auto che hanno davanti e tante altre manovre azzardate. L’elenco delle pazzie al volante commesse da alcuni frontalieri valchiavennaschi occupati in Engadina è lungo e riguarda varie persone. Non troppe, a dire il vero, tanto che ora gli automobilisti e i passeggeri non ne possono più e sono pronti a portare nomi e cognomi, modelli e targhe dalla polizia di soggetti ormai ben noti. Intanto sui social network esprimono rabbia e preoccupazione e chiedono alle autorità italiane e svizzere di occuparsi di questa problematica.
La questione non è inedita. I frontalieri che si avvicinano alla pensione ricordano che episodi di questo tipo si osservavano anche nei decenni scorsi. Ma oggi, anche grazie ai social network, le comunicazioni sono più frequenti e strutturate. Basti pensare al gruppo su Facebook, gestito in modo serio e costruttivo, dei frontalieri valchiavennaschi, al quale sono iscritti più di tremila utenti, sede di approfondite discussioni sul mondo del lavoro e tante tematiche connesse al frontalierato.
Nelle ultime settimane, forse anche a causa dell’intensa attività di tutti i settori economici e delle condizioni non ottimali delle strade, quest’argomento è tornato al centro dell’attenzione sia fra i colleghi, sia fra gli utenti di Fb. Per illustrare l’attenzione raccolta da questa situazione riportiamo un messaggio fra i molti.
«Scusate lo sfogo, ma guidando con a bordo due persone la responsabilità si è fatta sentire - si legge nel commento di una donna -. Ci sono di mezzo la mia vita e quella dei miei figli. Ogni mattina ci sono personaggi che sfidano la sorte. Ogni persona che quotidianamente percorre tanti chilometri dovrebbe pensare a tornare a casa dai suoi cari, a rispettare le norme di sicurezza stradale, a non causare tragedie perché poi a casa c’è chi piange».
Come premesso, questa situazione è presente da tempo. A molti lavoratori che si recano in Svizzera sono note le generalità, o almeno il modello di auto, di coloro che si rendono protagonisti di questi episodi. Appena scorgono alcune vetture, alcuni si fanno da parte per lasciare strada ed evitare problemi, altri si spaventano. Una minoranza delle persone che guidano in modo corretto propone soluzioni ben poco ortodosse, altri - la maggioranza - propongono invece di raccogliere fotografie e video da consegnare in dogana.
Proprio nei giorni scorsi, le forze di polizia grigioni e valtellinesi si sono riunite per un’iniziativa che ha visto protagonisti carabinieri e agenti della Polizia cantonale provenienti da Engadina e Mesolcina. I comandanti di carabinieri e Kantonspolizei hanno illustrato gli ambiti nei quali è attiva la collaborazione transfrontaliera e quello stradale è uno dei più significativi.
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