Cronaca / Valchiavenna
Domenica 02 Aprile 2017
Stabilimento ex Falck, tutto sotto sequestro. Posti i sigilli ai pozzetti
Novate Mezzola: colpo di scena venerdì pomeriggio. Le associazioni che si battono per la bonifica integrale: «Ora si faccia luce sulla fantomatica messa in sicurezza» .
Tutto sotto sequestro per volere dell’autorità giudiziaria. Colpo di scena nel fine settimana a Novate Mezzola. Tutto è avvenuto nel pomeriggio del 31 marzo, quando il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e forestale dei Carabinieri del Gruppo di Sondrio ha messo sotto sequestro i presidi, i piezometri, i pozzi e le vasche dell’area dello stabilimento ex Falck di Novate Mezzola.
Un sequestro probatorio su mandato dell’autorità giudiziaria. Il decreto é stato firmato dal Pm Giacomo Puricelli lo scorso 21 marzo. Dopo dieci giorni, quindi, è arrivata l’applicazione del provvedimento.
Già apposti i cartelli, con i quali viene vietata la rimozione dei sigilli e l’ingresso nelle aree. Immediata la presa di posizione delle associazioni che si battono per la bonifica integrale immediata e per il no al Parco Minerario del San Fedelino: «La fantomatica messa in sicurezza, da sempre al centro dell’attenzione delle attività promosse a partire dall’anno 2014 dal Comitato Salute Ambiente Valli e Lago unitamente a Legambiente Lombardia e Medicina Democratica e ovviamente oggetto di contestazione in sede amministrativa mediante i ricorsi al Tar ed al Presidente della Repubblica oggi sembra finalmente essere passata anche sotto la lente delle autorità giudiziarie. Siamo molto compiaciuti di apprendere che le nostre istanze siano state attentamente valutate dalle autorità competenti e auspichiamo che vengano accuratamente esaminate eventuali condotte omissive all’interno di un percorso autorizzativo che da anni contestiamo per le troppo disinvolte interpretazioni di norme poste a presidio della salute umana e dell’ecosistema lacustre».
La magistratura sembra intenzionata a vederci chiaro soprattutto per quanto riguarda le rilevazioni che periodicamente vengono compiute per valutare lo stato di salute della falda. In particolare rispetto alle concentrazioni di cromo. Non è solo la magistratura, peraltro, ad essere interessata a tutta la vicenda.
Sulla certificazione di avvenuta messa in sicurezza e iter per la concessione della ripresa dell’attività produttiva, anche se non più nel settore siderurgico, come noto pende la spada di Damocle di quattro ricorsi di tipo amministrativo. Un primo pronunciamento del Tar è previsto per il 9 maggio. Informato il sindaco Mariuccia Copes di quanto accaduto: «Il sequestro è stato notificato in Comune, che in questo caso risulta essere parte lesa nell’ambito del procedimento, anche se le motivazioni non ci sono state presentate. Come sempre guardiamo con fiducia agli esiti delle indagini e ci auguriamo che sia fatta piena luce su ogni aspetto».
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