
Cronaca / Lecco città
Martedì 05 Aprile 2016
“Spese pazze” processo al via
Cinque lecchesi a agiudizio
La Regione parte civile: 56 imputati, tra cui Galli,suo genero, De Capitani, Boscagli e Parolo
È stata ammessa solo la Regione Lombardia come parte civile al processo a carico dei 56 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali imputati a Milano per “Rimborsopoli”, cioè il caso che riguarda le presunte spese allegre con i fondi pubblici dei rimborsi dei gruppi consiliari.
Lo ha deciso ieri la decima sezione penale del Tribunale del capoluogo di regione nell’udienza che si è tenuta nell’aula bunker di San Vittore. Accogliendo le eccezioni sollevate da alcuni avvocati , tra i quali anche il lecchese Richard Martini, che difende l’ex assessore regionale ed ex sindaco di Lecco Giulio Boscagli, il collegio ha inoltre escluso dalla costituzione le associazioni Codacons, Codici nazionale e Codici Lombardia, respingendo la loro richiesta di entrare nel procedimento come parte civile.
Sempre ieri mattina le parti hanno discusso sulle liste testi, ne sono stati citati, doppioni compresi, circa 1800, e sulla ammissione delle prove. Alcuni avvocati hanno annunciato di aver intenzione di chiedere l’acquisizione di parecchi documenti tra gli atti del dibattimento.
I giudici hanno dato tempo ad accusa e difese fino a venerdì prossimo per depositare le prove documentali (il pm Paolo Filippini ha un faldone per ogni imputato) e ha rinviato il processo al prossimo 19 aprile.
Oltre a Boscagli (a cui si chiede conto di rimborsi per 12mila euro), i lecchesi a processo sono Ugo Parolo - che è stato rieletto nel 2013 e che ricopre l’incarico di sottosegretario nella giunta Maroni (gli viene chiesto conto di rimborsi per poco meno di 14.500 euro) - implicati nel caso dei rimborsi, Stefano Galli e Giulio De Capitani della Lega Nord. Sono tutti accusati di peculato, Galli anche di truffa per la consulenza da 100mila euro affidata al genero Corrado Paroli. Lo stesso Paroli è sotto processo per truffa. A De Capitani l’ accusa chiede conto di spese ritenute non giustificate per quattromila euro. A Galli per oltre 336mila euro.
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