Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 29 Agosto 2021
Sospensioni di infermieri non vaccinati
Altre quattro nelle ultime due settimane
Ats Montagna Restano piuttosto bassi i numeri dei provvedimenti nella nostra provincia
Quattro infermieri non vaccinati sospesi dal lavoro nelle ultime due settimane, ma tra di loro c’è chi ha successivamente optato per la somministrazione della dose così da evitare il pesante provvedimento.
Sono ancora piccoli i numeri in provincia di Sondrio, ma l’Ats della Montagna sta vagliando diverse posizioni di sanitari non ancora vaccinati, oltre un centinaio nel territorio di competenza che comprende anche la Valcamonica e l’Alto Lario, la situazione è in continua evoluzione ed è difficile, al momento, dire quanti potranno essere i provvedimenti che verranno presi nei confronti di operatori del mondo della sanità valtellinese e valchiavennasco.
Questi quattro provvedimenti sono I più recenti, ma non gli unici. Le prime sospensioni erano state decise giovedì 5 agosto, in seno alla riunione del consiglio direttivo dell’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Sondrio. Su 14 segnalazioni di accertamento giunte dall’Ats della Montagna su altrettanti infermieri, l’Ordine provinciale aveva deciso per la sospensione dall’albo professionale di otto di loro, almeno fintanto che non si sottoporranno a vaccinazione e non lo comunicheranno. Cosa che pare sia avvenuta per almeno tre di loro, persone già assenti o per malattia o per maternità, mentre cinque infermieri sospesi, almeno a far data a giovedì 5 agosto, non si erano vaccinati in modo convinto, ma non è dato sapere se nel frattempo abbiano cambiato idea pur di non perdere il lavoro il relativo stipendio fino al 31 dicembre prossimo, salvo proroghe del provvedimento che potrebbero intervenire.
In sostanza, gli operatori sanitari no vax e sospesi sono posti in una sorta di aspettativa non retribuita e, in quanto sospesi dall’albo, non possono esercitare la professione in alcun modo, fintanto che non si vaccineranno. Quindi non solo vengono sospesi dal loro attuale datore di lavoro, ma non possono lavorare da nessun’altra parte.
I ricorsi
E potrebbero esserci anche infermieri della provincia di Sondrio tra i 500 operatori sospesi in Lombardia che hanno presentato ricorsi a tribunali e Tar per chiedere di poter continuare a svolgere il proprio lavoro e ricevere la retribuzione. Ma per il momento tutti questi ricorsi sono stati respinti ed è ormai plausibile che si proceda su questa strada anche per le altre cause ancora in attesa.
La motivazione del respingimento risiede nel fatto che il diritto individuale di scelta risulta, in questo caso, meno importante rispetto all’interesse pubblico che il decreto legge ha lo scopo di tutelare attraverso l’obbligo di vaccinazione. A ciò si aggiunge anche il riferimento all’articolo 2087 del codice civile citato in diverse sentenze, che prevede che il datore di lavoro sia tenuto a mettere in sicurezza I dipendenti. Anche questo, dunque, prevale rispetto alla rivendicazione di poter scegliere se vaccinarsi o no.
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