Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 01 Aprile 2015
Sondrio, spreco di cibo addio: pasti non consumati a chi è in difficoltà
Accordo tra Azienda ospedaliera e parrocchia. Ogni sera i volontari recuperano i piatti avanzati per portarli al Centro di prima accoglienza.
Azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna e Parrocchie di Sondrio unite contro gli sprechi e in favore delle persone in difficoltà.
Dal mese scorso, l’Aovv ha accolto di buon grado la proposta di don Marco Zubiani, arciprete di Sondrio e coordinatore del progetto “Gestione del centro di prima accoglienza”, di assegnare al Centro medesimo, ogni sera, quella fisiologica quota di pasti preparati per la mensa dei dipendenti dell’ospedale e rimasti non utilizzati.
Una partnership resa possibile dal ricorso al dettato della cosiddetta legge “Del buon samaritano”, del 2003, in base alla quale le strutture con mense, gli alberghi, i ristoranti e gli ospedali possono partecipare a questi progetti solidali, assegnando i pasti non usufruiti ai più bisognosi senza incorrere in responsabilità di sorta per la fornitura e il trasporto del cibo non consumato.
«È la prima volta - afferma Maria Beatrice Stasi, direttore generale Aovv - che ci perviene una proposta di questo tipo dal territorio e l’abbiamo subito accolta con favore. E questo sia perché si tratta di un’iniziativa di solidarietà eticamente in linea con la mission aziendale sia per il fatto che il buon uso di ogni risorsa disponibile costituisce, sempre, un vantaggio per la comunità. Anzi, auspico, vista la soddisfazione nostra e dei proponenti la collaborazione - conclude Stasi - che anche altre realtà che confezionano pasti in provincia possano essere coinvolte o lasciarsi coinvolgere in questo tipo di iniziative. Saremmo particolarmente lieti di poter fare da “apripista” su progetti di questo tipo».
Anche perchè si tratta di iniziative benefiche a costo zero, anzi, tali da scongiurare sprechi nell’utilizzo di alimenti. «Purtroppo – afferma Renato Paroli, direttore amministrativo dell’ospedale di Sondrio -, mentre per i reparti ospedalieri si cucina su prenotazione, dal momento che i degenti comunicano prima il tipo di pietanza prescelto, per quanto riguarda la mensa aziendale, cui afferiscono dai 200 ai 400 dipendenti al giorno, a seconda che si tratti di feriali o festivi, si deve, per forza di cose, lavorare sul consumo, cosiddetto, “storico” delle pietanze tenuto conto che il menù è tarato su quindici giorni. Quindi, può capitare, che chi ha preso la carne il giorno tale, scelga il pesce il suo corrispondente successivo, per cui non si può essere così precisi con la definizione delle porzioni-giorno. Va a finire che un avanzo fisiologico si produce e, allora, perchè non dirottare questo cibo, freschissimo, su realtà che ne fanno richiesta e rispondere ad un bisogno reale? È quello che ci è stato chiesto di fare e che abbiamo fatto di buon grado. Ogni sera, infatti, arrivano alcuni volontari inviati dalla Parrocchia che si approvvigionano di primo, secondo, frutta, e anche del pane tenuto conto, che, questo, già lo forniamo confezionato in appositi sacchettini di plastica, pezzo per pezzo, in mensa».
Al Centro di prima accoglienza di via Parravicini 10, a Sondrio, infatti, arriva cibo di prima qualità, non certo alimenti avanzati.
«È forse scontato, ma vale la pena chiarire che forniamo solo cibo rimasto non distribuito in mensa aziendale – precisa Paroli - , su tre scelte di primi, due di secondi, oltre al formaggio e alla frutta. Bando, quindi, a cibo avanzato dai commensali ai tavoli e a cibo ritornato non consumato dai reparti». Pietanze su cui l’apprezzamento, peraltro, è generalizzato «considerato che quando testiamo il grado di soddisfazione dei cibi nei reparti – conclude Paroli – abbiamo sempre un ottimo ritorno. Tra l’altro andremo a breve ad effettuare l’ennesima customer satisfaction in argomento».
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