Si vota per i sindaci chissà se interessa

Non so se i nostri lettori apprezzeranno questo mio approccio precoce alle elezioni europee e amministrative dell’8 e 9 giugno o lo vivranno come l’aglio al primo bacio.

Di sicuro tira un’aria non propriamente interessata all’appuntamento e nei bar, dal barbiere, in piazza, tiene banco la seconda stella dell’Inter con qualche divagazione su Scurati e sul suo monologo antifascista, non propriamente un capolavoro.

Di politica in senso stretto i più sensibili, o i meno menefreghisti, si interessano per lo più delle candidature dei leader di partito che prestano il loro volto e nome e poi Strasburgo e Bruxelles li vedono dal divano perché hanno già le dimissioni in tasca e lasciano il posto al primo degli esclusi.

Un imbroglio che i cittadini disdegnano, specie quelli delle nostre provincie educati a onorare la parola data. E a stipulare contratti con la stretta di mano prima di andare dal notaio.

Non ho titolo né entusiasmo per sollecitare una massiccia corsa al voto, se non ricordando che chiunque diverrà legittimamente europarlamentare o sindaco, dovrà misurarsi con un astensionismo forse superiore alla metà degli elettori ( l’ultimo dato della Basilicata è sconfortante) che diagnosticherà una democrazia malata.

E gli inevitabili toni trionfalistici stoneranno con la Messa da Requiem cantata per la defunta partecipazione.

La ciambella di salvataggio potrebbe affiorare dal voto comunale, laddove gli intrecci parentali, amicali, clientelari, le rivalità, lo scontento, il cambio di casacca di molti candidati che si portano appresso il loro cerchio più o meno magico, dovrebbero far da locomotiva ai treni locali, che, per una volta, potrebbero non giungere in ritardo alla stazione. Scusate, alla cabina.

Osservando il panorama amministrativo si colgono i classici schemi, a partire dalla dialettica continuità o innovazione che vede spesso i sindaci storici e i loro sodali, o viceversa in aspra tenzone : valgano l’esempio di Antonio Rusconi a Valmadrera ( smarcatosi, ma già con un suo ruolo già da assessore esterno), le fatiche di Sisifo del sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati, saturo dopo due mandati e una professione come chirurgo d’urgenza, costretto al sì per evitare che saltasse il banco e ancora la riconferma troppo scontata di Massimo Panzeri a Merate con il centro destra, ma avendo come competitor lo storico sindaco Dario Perego con una lista di ex amministratori di centro destra, non battuta in partenza.

Si diceva dei partiti e della composizione delle liste con le segreterie politiche di Lega, F. I., FdI, alleate per evitare il flop di un lustro fa.

Sul fronte opposto il Pd sembra essere afono, con quel Fragomeli pieno di sé, invadente e invasivo che nel popolo della sinistra riesce a far rimpiangere persino Alfredo Marelli.

I civici di Antonio Rusconi e Beppe Conti sembrano anch’essi andare in ordine sparso sull’onda di un “esercito” di seguaci che si contano sulle dita di una mano.

Insomma saranno elezioni più nette con schieramenti più definiti e alternativi salvo a Merate, come già detto e a Malgrate dove sono in tre a giocarsi l’eredità del placido Flavio Polano.

Prendano i lettori queste prime note come antipasto di un menù che avrà come piatti succulenti I rinnovi delle società partecipate, Silea, Lario reti, Società di trasporto, capaci di elargire prebende e potere.

Capitolo a sé, il rinnovo del consiglio provinciale e della stessa presidente Alessandra Hofmann se non sarà confermata sindaco di Monticello Brianza.

Insomma uno scenario che forse intriga solo i mestieranti, ma che, a misura delle scelte, assumerà colori variopinti, augurandoci che non ci facciano rimpiangere il bianco e nero.

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