Si spende di più per la sanità privata
E c’è chi non si cura più
Ricerca del Censis: per evitare code e lungaggini chi può permetterselo si rivolge al privato
In soli due anni è aumentata di 80 euro a persona la spesa “out of pocket” destinata alla sanità, ovvero quella pagata dagli italiani di tasca propria e non rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale. Dal 2013 al 2015 si è passati infatti da 485 a 569 euro procapite mentre, nello stesso arco di tempo è salita a quota 34,5 miliardi di euro la spesa sanitaria privata, con un incremento del 3,2%: il doppio dell’aumento della spesa complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo (pari a +1,7%). È quanto emerge dalla ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute, presentata in occasione del VI Welfare Day che si celebra oggi.
Secondo Repubblica.it sono diventati 11 milioni nel 2016 gli italiani che hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell’ultimo anno a causa di difficoltà economiche, non riuscendo a pagarle di tasca propria. Sono 2 milioni in più rispetto al 2012.
Più sanità, quindi per chi può pagarsela, secondo il rapporto. Sono 7,1 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno fatto ricorso all’intramoenia, il 66,4% dei quali proprio per evitare le lunghe liste d’attesa. Il 30,2% si è invece rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Ma a pesare è anche lo scadimento della qualità del servizio sanitario pubblico. Per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni: lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud. Per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata.
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