Cronaca / Tirano e Alta valle
Domenica 09 Settembre 2018
Serata sull’orso, tante domande e molta tolleranza
Bianzone, numerose le presenze all’incontro in paese che ha chiarito dubbi e sfatato leggende sull’animale. L’esperto alla platea: «I danni? Possiamo solo limitarli»
Tanta curiosità, tanta voglia di capire, nessuna intenzione - per contro - di fomentare gli animi o agitare i forconi. La serata pubblica indetta a Bianzone per parlare dell’orso, che da alcuni mesi a questa parte si sta facendo notare sul versante retico, travolgendo e distruggendo arnie, si è svolta in un clima disteso, scandito più dagli applausi che dai fischi (che peraltro non ci sono stati).
Nessun allevatore era presente nella sala del centro sportivo, diversi, invece, gli apicoltori, i più colpiti dalle razzie del plantigrado che ha già colpito nel territorio di Bianzone, Teglio, Ponte in Valtellina e (al di là del confine) a Brusio.
«Non siamo qui a dirvi di non avere paura dell’orso - ha detto l’esperto Mauro Belardi, intervenuto quale relatore con Maria Ferloni, responsabile tecnico faunistico della provincia di Sondrio e con il funzionario regionale Elisabetta Rossi -. L’orso è potenzialmente un pericolo: corre più di noi, si arrampica sugli alberi meglio di noi ed è soprattutto più forte di noi. Però è un animale schivo, non a caso si dice “sei un orso” a una persona poco socievole, e ha paura dell’uomo. Non attacca, a meno che non si verifichino certe condizioni. In Trentino - ha proseguito l’esperto - si sono verificati tre incidenti (nel 2014, nel 2015 e nel 2017). E tutte e tre le volte c’era di mezzo una mamma orso con i cuccioli. In Romania (dove l’orso viene praticamente nutrito dall’uomo che poi lo caccia) tra il 1987 e il 1992 si sono verificati 193 ferimenti, alcuni dei quali anche mortali, ma in quel Paese si contano 6.600 orsi mentre in tutto il Trentino non si arriva a 60».
Belardi ha pure ricostruito la storia di questa specie protetta, autoctona («sulle Alpi c’è sempre stata»), che ha un valore storico e culturale («pensate agli stemmi e all’araldica») ed è garanzia di «qualità ambientale».
Nel 1950 si contavano solo tre esemplari nel Trentino occidentale. Furono così “importati” nel 1999 tre orsi femmina dalla Slovenia. Oggi - grazie al progetto di ripopolamento, varato dopo 4 anni di gestazione e di coinvolgimento del territorio («comprese le regioni limitrofe al Trentino e la Svizzera») - si contano 20 maschi e 23 femmine; 26 adulti e 17 giovani. L’età media è di 5,2 anni (maschi 4,7 femmine 5,6) e il loro sviluppo è in linea con quanto ci aspettavamo, anche se per il momento nessuna femmina ha lasciato il Trentino occidentale».
Gli esemplari che “migrano” e che si spingono alle nostre latitudini («un’orso quest’anno è arrivato fino al confine con la Francia») sono giovani che bighellonano «in cerca di una femmina, che ovviamente non troveranno se non tornando “a casa”, e ovviamente in cerca di cibo. Si sono abituati ad avere paura dell’uomo e quindi si muovono la notte. Sono animali molto intelligenti, che sfidano i ghiacciai con cuccioli al seguito e sono stati visti effettuare passaggi alpinistici di quarto grado. Nulla li ferma, se non vogliono essere fermati».
E qui arrivano le dolenti note. Se è vero che la loro dieta si compone del 70% di vegetali e insetti, gli orsi non disdegnano la carne (e come dimenticare la passione per gli asini di M 25?). Ma non sono predatori. Non cacciano, insomma. Però fanno danni. Di ogni tipo. «Non sono in alcun modo evitabili. Vanno messi in conto - ha detto Belardi al pubblico attentissimo durante le due ore abbondanti di spiegazioni -, certo è che se un orso riceve una scossa da un recinto elettrificato, difficilmente si avvicinerà alla recinzione una seconda volta. Il punto è che molti dei recinti distribuiti vengono montati male, addirittura non sono neppure collegati ai pannelli solari e quindi non funzionano. E l’orso in quei casi recepisce il messaggio che quei cavi tirati non servono a nulla».
Capitolo a parte quello sui rimborsi ai danni denunciati, trattato dalle due relatrici (ce ne occupiamo in altro articolo), archiviato il quale i presenti sono stati invitati a intervenire. A parte lo sfogo di un cacciatore («Che cosa ci viene in tasca ad avere un orso che si aggira nei nostri boschi?»), che è parso alquanto isolato tra il pubblico - e al quale gli ha fatto eco l’intervento di un altro “collega” che invece ha raccontato dell’emozione indescrivibile che ha provato vedendo un orso nei boschi - a parte questo, dicevamo, gli interventi sono stati all’insegna della tolleranza e anche della curiosità. Un uomo tra il pubblico ha chiesto: «Ma almeno le api lo pungono?». Risposta: «Certo, e sul naso sente un gran male».
In Trentino nel 2017 sono stati conteggiati 82mila euro di indennizzi e lo scorso anno sono stati spesi 65mila euro per soddisfare 129 richieste di recinzioni elettrificati. Va decisamente meglio in provincia di Sondrio, dove l’esperto non si aspetta una “colonizzazione” di orsi, ma un aumento nel tempo questo sì. In provincia di Sondrio gli indennizzi ammontano a 30.480 euro dal 2008 al 2017 (causati da 8 orsi sui 22 presenti), con un picco nel 2014 dovuto alle razzie di M25 (che ha predato 9 asini, 24 pecore, una capra e due apiari).
«L’area di Ponte-Chiuro-Bianzone è stata l’ultima ad essere interessata dalla presenza dell’orso, che invece in alta valle e sul Mortirolo si vede spesso», ha spiegato Maria Ferloni, tecnico faunistico dell’amministrazione provinciale. «M25 è stato decisamente l’orso più dannoso di tutto l’arco alpino. Oggi qui vengono orsi in letargo - come M18 - e altri sono solo di passaggio. In questi 11 anni abbiamo avuto la presenza di 22 orsi diversi, 11 dei quali identificati geneticamente: tutti maschi e quasi tutti giovani. Una ventina gli incontri “ravvicinati” e gli avvistamenti, senza mai un problema».
Elisabetta Rossi, di Regione Lombardia, ha spiegato come funziona la polizza di assicurazione che consente di accedere ai contributi e ha precisato che i danni in Lombardia sono un decimo rispetto a quelli del Trentino. I tempi di rimborso però sono biblici. «Stiamo lavorando anche su questo e sulla prevenzione, attraverso i fondi del Piano di sviluppo rurale».
«Se il Piano di sviluppo rurale riuscirà a dirottare dei fondi per consentirci l’acquisto diretto di recinti elettrificati, allora avremo fatto un passo avanti. Un altro tassello importante è quello della comunicazione: la Provincia deve informarci tempestivamente della presenza del plantigrado nelle nostre zone in modo da poterci permettere di intervenire preventivamente. E mi sembra che su questo punto già ci siamo».
Peter Moltoni, apicoltore di Villa di Tirano, è stato tra i primi a patire le conseguenze dei raid di quest’orso che da alcuni mesi si aggira tra Ponte-Chiuro, Bianzone e Brusio e che sembra avere un debole per il miele. «Noi apicoltori ci troviamo di fronte a una situazione nuova e se è vero che questi orsi si spingeranno sempre più a Ovest, ci dovremo sempre più confrontare con la loro presenza. In Trentino i miei colleghi sono molto meno tolleranti rispetto a quando il progetto di ripopolamento fu introdotto».
Si emoziona Fabrizio Polinelli, apicoltore “predato”, nel ricordare quello che è successo al suo apiario. «Cosa vuole che le dica. Fa male. Ti viene da piangere a vedere le arnie a terra. Però non siamo certo noi a dire che quest’orso non deve stare qui. Sappiamo bene che dobbiamo convivere e devo dire che la Provincia si è mossa in modo celere, sia con i recinti che per le denunce».
Dunque nessuna levata di scudi a Bianzone, dove in molti si sono presentati alla serata pubblica (il 19 ottobre ne è già stata programmata un’altra a Faedo) per saperne di più sull’orso e per capire come comportarsi in caso di incontro ravvicinato («Difficilissimo possa capitare con quest’orso, in quanto è schivo», hanno rassicurato i relatori). «Questo era lo scopo della serata - ha detto il sindaco Alan Delle Coste - vogliamo evitare allarmismi e fare capire agli agricoltori e apicoltori che le istituzioni sono presenti, non solo con rimborsi e fornitura di recinti, ma anche per risolvere le eventuali criticità che dovessero manifestarsi».n
© RIPRODUZIONE RISERVATA