
«Sempre più culle». Ecco come Gravedona ha battuto Chiavenna
Al Moriggia Pelascini nel giro di appena due anni la tendenza si è invertita e ora il 50% delle partorienti arriva da fuori provincia.
Non c’è una particolare differenza, fra l’Alto Lario e il territorio chiavennasco, in termini di calo demografico, eppure i reparti neonatali di Gravedona e Chiavenna sembrano proprio aver imboccato due strade nettamente differenti: nascite in netta crescita nel primo caso, parti dimezzati in soli due anni nel secondo.
Si tratta di due unità a rischio da anni per via della normativa sanitaria che impone un numero minimo di 500 nascite annue al fine di garantire la massima sicurezza a partorienti e neonati.
All’ospedale di Chiavenna erano nati 224 bambini nel 2015, solo 108 nel 2017, con una perdita secca di oltre il 50%. Per contro, al Moriggia Pelascini di Gravedona si è passati dai 228 nati del 2014 ai 333 del 2017 (327 nel 2016 e 337 nel 2015). Se a Chiavenna, per spiegare una variazione così sensibile, si parla di fiducia venuta meno a causa dell’assenza del servizio di rianimazione neonatale e anche dell’allontanamento di un ex primario - vicende che indurrebbero a rivolgersi ad altre strutture - a Gravedona la fiducia è in crescita, con un numero davvero notevole di donne che arrivano anche da fuori. «A grandi linee possiamo dire che un 30% delle nostre pazienti arrivi dalla Bassa e un 10% dall’Alta Valtellina – segnala il primario del reparto, Stefano Landi (che ha ricoperto dal 2010 al 2015 il ruolo di direttore della struttura complessa di Ostetricia e ginecologia degli ospedali di Sondrio, Sondalo e Chiavenna) –. Dal Lecchese proviene circa un 5%, così come dalla Valchiavenna, con un dato però in crescita».
Circa il 50% dell’utenza, insomma, proviene da un bacino che esula dal contesto del Centro e Alto Lario occidentale. Il sensibile incremento è ovviamente anche frutto di un impegno e di lavoro che ha permesso di fare dell’ostetricia del lago un reparto sempre più sicuro e affidabile. Il potenziamento del reparto è iniziato nel 2016 con l’apertura di nuove camere e la ristrutturazione delle sale parto; poi è arrivato un ecografo ultramoderno, gli ambulatori sono raddoppiati e anche l’organico del personale è in espansione: con due nuove ostetriche, tra l’altro, verrà intrapreso il percorso della gravidanza fisiologica per andare sempre più incontro alle esigenze delle donne, senza trascurare nulla in termini di sicurezza.
Persino una biblioteca
Il numero di interventi chirurgici è pressoché raddoppiato, con pazienti che arrivano addirittura da ogni parte d’Italia: è un dato, questo, che si spiega alla luce delle tecniche all’avanguardia adottate, con interventi eseguiti tutti in laparoscopia e, di conseguenza, per nulla invasivi. È stata persino allestita una piccola biblioteca, con grande attenzione anche all’accoglienza. Se attorno alla maternità di Chiavenna serpeggia la preoccupazione e si mobilitano che anche gli amministratori locali, insomma, il Moriggia Pelascini sembra avviato verso un futuro tranquillo: anche se quota 500 parti è ancora distante, infatti, la confortante e progressiva crescita e il suo ruolo strategico in un territorio lontano dai grossi centri dovrebbero garantirne la salvaguardia.
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