ripensando alla profezia che vorrebbe la fine del mondo il prossimo 21 dicembre - ma già si diceva «Mille e non più mille» e il baco del secondo millennio avrebbe dovuto far danni incalcolabili - mi viene da pensare a un grande scrittore, precorritore dei tempi, di cui cade quest'anno il centenario della nascita: Guido Morselli.
Morselli è stato un intellettuale completo, scrittore raffinato, pensatore e attento alla vita sociale del suo tempo, tanto da esporsi in prima persona contro gli scempi ambientali degli anni del boom economico, e intraprendendo vere e proprie battaglie personali contro l'abbattimento indiscriminato degli alberi.
Ma il nesso tra la profezia Maya e lo scrittore è contenuto nel suo romanzo “Dissipatio H. G.” (humanis generis) in cui Morselli immagina la vicenda di un uomo che, di ritorno dalla caverna dove si era confinato per uccidersi, scopre come il mondo sia rimasto privo di esseri umani e abitato soltanto da piante e animali.
Il mondo moderno, delle macchine e dei grandi capitali, immaginato da Morselli nella città di Crisopoli, piena di banche e di frenesia, muore insieme al suo protagonista, come avviene ai nostri giorni con il lento tramonto della civiltà occidentale.
Alla fine però, il protagonista, unico sopravvissuto, è preso da un'acuta nostalgia per quell'umanità a volte maledetta: così forse noi, oggi, dovremmo ricominciare ad amarci di più e a tenerci uniti per combattere l'annunciato ritorno della barbarie.
Alfonso Sirtori
Lecco
Caro Sirtori,
la lucida e spietata analisi di Morselli sulla società dei consumi meriterebbe una maggiore conoscenza tra gli “uomini di buona volontà”, coloro cioè che credono ancora nel riscatto dell'umanità dalla schiavitù delle macchine. Ogni tanto, si vince anche con un po' di fantasia.
Vittorio Colombo
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