Cronaca / Morbegno e bassa valle
Venerdì 01 Settembre 2017
Sbarra divelta, treni a passo d’uomo
Ieri mattina alle 7 un veicolo ha urtato la sbarra al passaggio a livello di Selvetta. Tre i convogli obbligati a ridurre l’andatura, alle 8 il guasto era stato eliminato, ma i ritardi ci sono stati.
Una sbarra del passaggio a livello divelta, pericolo, ritardi e rabbia che monta tra i pendolari giunti al termine di una nuova estate di passione per i treni in Valtellina. Ieri mattina un nuovo problema si è abbattuto sulla linea ferroviaria che attraversa la Valle: intorno alle 7 di mattina un veicolo si è scontrato con una delle due sbarre a protezione del passaggio a livello all’altezza della piana della Selvetta, tra le stazioni di San Pietro Berbenno e Ardenno.
Il passaggio è rimasto di fatto aperto, a seguito del danno, costringendo i treni in transito a rallentare vistosamente, procedendo a passo d’uomo per evidenti questioni di sicurezza. La situazione è stata registrata anche in un video postato su facebook che mostra il lento passaggio del treno e la sbarra a terra a bordo della strada. Da Trenord la risposta è netta: «Tutto ciò che riguarda le infrastrutture, quindi anche il passaggio a livello in questione, esula dalla nostra competenza». Da Rfi vengono i dettagli: «Il passaggio a livello ha subito la rottura della sbarra di protezione che ha causato il problema dalle 7,15 alle 8 di ieri mattina. A quell’ora tutte le condizioni di funzionalità sono state ripristinate. I treni che hanno subito le conseguenze del guasto dovuto al sinistro causato da un veicolo sono stati tre, con ritardi contenuti in tutti i casi entro i 20 minuti».
Se la situazione si è risolta in un tempo breve, è servita però a riportare l’attenzione sul problema ormai cronico del servizio di trasporto dei treni per la provincia di Sondrio: «Una condizione che è diventata davvero insostenibile - afferma Giorgio Nana della Filt Cgil - che porta ai nostri uffici tantissime segnalazioni ormai quotidiane di persone esasperate da ritardi, soppressioni, mezzi sostitutivi che non ci sono, difficoltà a raggiungere il proprio posto di lavoro, le scuole, un ospedale, e in generale un diritto alla mobilità che non viene garantito».
Nana cita l’esempio di una donna che ha riferito di «più di 50 giorni, nell’arco di sei mesi in cui ha raggiunto il posto di lavoro in ritardo, ma anche persone che devono fare i conti con treni soppressi per i quali non vengono date alternative. C’è il caso di chi dovendo raggiungere l’università per un esame ha dovuto pagare un taxi fino a Milano per la mancanza del treno. Sappiamo che le criticità delle infrastrutture sono notevoli - prosegue Nana - ma un gestore serio deve saperne tenere conto e affrontarle come è dovere che faccia: garantendo un servizio per il quale viene pagato con i soldi dei contribuenti prevedendo mezzi alternativi. Gli imprevisti sono inevitabili, problemi costanti con ricadute così pesanti sui pendolari, no. Gli amministratori locali hanno il dovere di farsi sentire, portare avanti azioni e richieste incisive per tutelare il diritto alla mobilità della popolazione, necessità primaria soprattutto in un territorio come il nostro».
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