Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 21 Febbraio 2018
Santa Barbara rivela tre ritratti del ’500
La scoperta durante la ripulitura sulla parete nord della piccola chiesa di Bormio nella contrada Buglio. Zazzi: «Affreschi simili a quelli del Santo Crocifisso e di Santa Lucia, sono convinto che le sorprese non siano finite».
Santa Barbara svela pian piano i suoi tesori: le campionature condotte lunedì sotto l’intonaco ottocentesco che riveste la chiesa bormina hanno regalato tre porzioni del ciclo d’affreschi originario di cui non si conosceva l’esistenza.
Sotto le volte e le cunette della parete nord sono emersi infatti tre volti di santi di ottima fattura. Si tratta di un volto femminile dai lineamenti delicati, incorniciato da una folta chioma rossa ravvolta dietro la nuca e valorizzato da una luminosa collana di rubini, e di due visi maschili: uno, ancora sporco di scialbo e poco visibile, e uno - leggermente più grande, con aureola - che rappresenta un santo, oppure Dio stesso. Poiché al momento non sono stati trovati altri elementi iconografici e non si dispone di nessun documento che dia descrizione dell’apparato decorativo della chiesa, è impossibile ipotizzare chi siano i tre personaggi e in che modo siano legati tra loro nel dipinto.
Certa è invece la datazione. «Si tratta sicuramente di affreschi risalenti a metà del XVI secolo perché - fa sapere l’ingegnere Stefano Zazzi, che sta conducendo i saggi per conto della parrocchia di Bormio - sono molto simili a quelli della vicina chiesa del Santo Crocifisso o a quelli di Santa Lucia. Lunedì proveremo a ripulire un’altra sezione e sono convinto che faremo altre sorprese».
Le indagini sono finalizzate alla richiesta dei finanziamenti necessari a porre mano al restauro di questo gioiellino d’arte sacra del paese, che non è mai stato sottoposto a un intervento conservativo e versa pertanto in una condizione di degrado per via dei danni prodotti dagli anni e dall’umidità. La chiesa, posta all’incrocio tra l’omonima via Santa Barbara e via Milano, nel reparto Buglio, a una sola navata con copertura a volta, fu costruita a partire dal 1511 per invocare la protezione divina da un’epidemia di peste che si stava diffondendo nel vicino Tirolo e minacciava di falcidiare anche l’alta valle. Nel 1522 il consiglio della comunità commissionò la realizzazione di un ciclo di affreschi, di cui - sino ad oggi - nient’altro si conosceva se non che l’artista incaricato fu un tale Bartolomeo pictori de Grosio. Forse fu proprio lui a dipingere la parete nord della chiesa, che fu stabilmente officiata sino all’Ottocento, quando al suo esterno - in ottemperanza agli editti napoleonici - venne realizzato il primo cimitero lontano dai centri abitati che mantenne la sua funzione sino al 1920.
Fino a pochi anni fa, Santa Barbara - mai sconsacrata - fu affittata dalla parrocchia al pittore Elvio Mainardi che vi realizzò il suo atelier e provvide a rivestire le pareti con dei pannelli lignei per rendere gli spazi più fruibili. L’arciprete don Alessandro Alberti di recente l’ha voluta restituire al culto e alla comunità, facendo risuonare dopo tanti anni la sua squillante campana per richiamare i fedeli di Buglio alla recita del rosario.
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