Sanità: Mario Melazzini resta al suo posto

Mario Melazzini, 65 anni, di Pavia, ma con origini sondriesi, è tornato al suo posto alla direzione sanitaria dell’Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano da lunedì scorso.

Sette giorni prima, il 20 maggio, ha risposto alle domande di Claudia Misale, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, e del pubblico ministero Piero Vinci, della Procura messinese, in ordine all’inchiesta che lo ha investito come ex presidente della fondazione Aurora onlus, gerente il centro clinico privato Nemosud, operativo fra il 2012 e il 2021 presso il Policlinico di Messina, «dando ampie notazioni esplicative a chiarimento della sua estraneità a qualsiasi attività contra lege e ponendo in chiara evidenza il fatto di non aver mai percepito emolumenti per le attività di Nemo e Nemosud», specifica Salvatore Stivala, avvocato del foro di Milano che lo ha accompagnato a Messina. Si parla di un’ora e mezza di interrogatorio cui seguirà anche l’invio da parte del legale Stivala di una ulteriore memoria difensiva dopodiché, essendo stati chiesti chiarimenti in ordine alla possibilità, per Melazzini, per continuare a lavorare come manager nella sanità pubblica e non essendo emerse, parrebbe, incompatibilità con le misure interdittive adottate, il manager ha deciso di tornare al lavoro al Niguarda nella giornata di lunedì.

Dopo un’autosospensione che era intervenuta a metà maggio, non appena Melazzini aveva appreso di essere indagato per peculato e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio circa la gestione del centro clinico Nemosud operativo all’interno del Policlinico di Messina fra gli anni 2012 e 2021, deputato alla cura delle patologie neuromuscolari e neurodegenerative, e gestito proprio tramite la fondazione Aurora di cui anche il top manager era stato presidente. Dall’indagine è scaturita la misura interdittiva del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione ed esercitare l’impresa in ambito sanitario, almeno per Melazzini e per altri tre dei nove indagati, ovvero Alberto Fontana, pure ex presidente dell’Aurora onlus, Giuseppe Laganga Senzio, ex direttore amministrativo del Policlinico di Messina, e Giuseppe Vita, medico della Neurologia del Policlinico, così come è disceso il sequestro preventivo di beni per 11 milioni di euro in capo al complesso degli indagati, ma se inizialmente Melazzini aveva agito in autotutela, optando per l’autosospensione, ora, si ritiene legittimato a proseguire nella sua attività nella sanità pubblica. Il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, in pratica, viene letto come relativo al precedente ruolo da lui esercitato nella sanità privata, ma non a quello ora ricoperto in quella pubblica. Melazzini, quindi, al momento è al suo posto e prosegue in quell’attività di supporto anche alla sanità di casa nostra frutto dell’asse in essere fra Asst Niguarda e Asst Valtellina e Alto Lario in vista delle olimpiadi. Il Morelli diverrà, infatti, l’ospedale olimpico e sono in essere una serie di azioni per rafforzarlo in termini, in primis, di personale e poi di servizi.

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