Economia / Sondrio e cintura
Domenica 02 Novembre 2014
Sangalli: «Io non perdo l’ottimismo»
Il presidente di Confcommercio invitato dalla Bps a Sondrio per la Giornata mondiale del risparmio. «Bene la legge di stabilità, ma rischio Iva nel 2016». Credaro: «Abbiamo la forza dei nostri numeri».
«Un’iniezione di ottimismo». Ha sintetizzato così, Mario Alberto Pedranzini, consigliere delegato e direttore generale della Banca Popolare di Sondrio, l’intervento di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – Imprese per l’Italia, invitato ieri a relazionare in sala Fabio Besta in occasione della Giornata mondiale del risparmio, edizione numero 90, organizzata dall’istituto di credito di piazza Garibaldi.
E se le due precedenti sono state dedicate, nell’ordine, ad agricoltura e artigianato, questa volta la palla è passata al settore del commercio, del turismo e dei servizi, che tanta parte ha nell’economia provinciale, arrivando ad «associare – ha precisato Loretta Credaro, presidente dell’Unione di Sondrio – ben 4.370 aziende per un totale di 16.149 addetti».
Tirare avanti
Che, di primo acchito, Sangalli, nella sua appassionata “arringa” sul tema “Imprese che non si risparmiano: come commercio e servizi contribuiscono al futuro del paese”, ha chiamato «dipendenti», per, poi, correggere il tiro introducendo il concetto di «collaboratori - ha detto -, perché così chiamano i nostri associati i loro dipendenti. Persone di famiglia che si fa di tutto per non lasciare a casa. C’è chi arriva vendere i propri gioielli, pur di andare avanti, di non tirare i remi in barca, anche, talvolta, a discapito dei conti. Ecco perché - ha insistito - la valenza economico-sociale del nostro settore è enorme. Ed ecco perché occorre prestare particolare attenzione alla sua sussistenza, già difficile per effetto del calo della domanda interna».
E qui è venuta avanti la grande preoccupazione che, Sangalli, pur ispirando il suo intervento a motivi di fiducia per il futuro, ha voluto rimarcare. «Anche se la legge di stabilità va nella direzione giusta - ha detto - chiediamo che la riduzione delle tasse venga scritta a caratteri cubitali nell’agenda di Governo, in quanto non posso non mettere l’accento su una misura che contiene, e che anche se riferita al 2016, genera notevole preoccupazione. E mi riferisco all’ulteriore aumento dell’Iva, sia quella ridotta, che passerebbe dal 10 al 13%, sia l’aliquota ordinaria, che passerebbe dal 22 al 22,5%. Un aumento che costituirebbe uno sbaglio imperdonabile, perché andrebbe a compromettere una domanda interna già afflitta da una debolezza strutturale con inevitabili ricadute sul nostro settore».
L’invito di Sangalli, al Governo, è stato, quindi, quello di «non concentrarsi sull’aumento delle tasse, bensì sulla semplificazione del prelievo fiscale dato che, oggi, paghiamo le tasse tre volte. Sotto forma di tributo vero e proprio, di burocrazia e di incertezza. Sì, perché nel mare magnum dei vari balzelli finisce che non si sa più né quanto, né quando, né come pagare i tributi».
Sangalli ha quindi spronato il Governo a «concentrarsi, invece, sulla riduzione della spesa pubblica, pur cercando di garantire servizi efficienti, dopodiché, tutti insieme, dandoci fiducia l’un l’altro, dobbiamo andare avanti. Perché la crisi non è una buona scusa per consentire al Governo, come detto, di aumentare le tasse, per far sì che le imprese smettano di investire in innovazione e sviluppo, e che le banche smettano di fare credito. E non è il caso, per fortuna, della Banca Popolare di Sondrio. Tutti dobbiamo contribuire alla crescita del nostro Paese anche noi, come categoria, che facciamo da collettori e contenitori del disagio sociale. Ed è giusto che chi ci governa si capaciti di questo nostro ruolo. Perchè il 18 febbraio scorso, quando ci siamo radunati in a Roma a manifestare, c’erano molti imprenditori arrabbiati. E, pur tuttavia, tutto si è svolto in modo composto. Ma se non ci fossero state le associazioni di categoria, di 60mila forcaioli si sarebbe trattato».
No al vittimismo
Pericolo tasse a parte, Sangalli non è precipitato nel vortice del “vittimismo di categoria”. Anzi, ha speso almeno tre lance in favore del suo settore «che è vario, vitale e visibile - ha detto -. Vario perchè composto da imprese di tutti i tipi, vitale, perché è il primo settore scelto da chi si vuole mettere in proprio e, negli ultimi 10 anni, nonostante tutto, ha creato 900mila posti di lavoro, e visibile perché insiste sul territorio rendendolo riconoscibile e attrattivo, anche a fini turistici».
Aspetto richiamato anche da Mario Alberto Pedranzini col concetto di «filiera - ha detto - che comprende commercio, artigianato, agricoltura, turismo, tutti tesi a procedere nella stessa direzione, cogliendo quelle sfumature che ci rendono attrattivi».n
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